Cresce in Piemonte il numero di iscritti a Medicina
LA PREOCCUPAZIONE
Nella regione,
come nel resto d’Italia,
resta carente la possibilità
di entrare in specializzazione.
Un “gap” duro da colmare
a cui la politica
dovrà dedicare
la necessaria attenzione.
Da: Il mio giornale
Inserito il 27 Ottobre 2019 da Francesca Lippi in Evidenza, Salute
Di: Ernesto Bodini
In tempi di spending review e “l’esigente” invito a rispettare i budget da parte delle varie figure sanitarie preposte, si impone una doverosa serie di riflessioni soprattutto per le conseguenze derivanti, come le carenze dell’organico medico e infermieristico, le liste di attesa con il conseguente ricorso alle prestazioni medico-sanitarie e assistenziali in regime privato, apparecchiature elettromedicali e radiodiagnostiche obsolete e da sostituire, il precariato mai estinto, al costante fenomeno delle aggressioni ai sanitari durante il servizio, e tanto altro ancora.
In previsione del pensionamento di alcune migliaia di medici di Medicina Generale e di specialisti, soprattutto per raggiunti limiti di età (oltre ad un certo numero “allettato” da migliori prospettive offerte da altri Paesi), il quadro che si delinea è a dir poco preoccupante, ed è evidente che urge una politica del turnover e di incremento, ma al tempo stesso di una maggiore “considerazione” della classe medica che, a mio avviso, deve andare di pari passo con un miglior rapporto empatico da parte del paziente e del medico stesso. Come sempre in questi casi il concetto culturale sta alla base, come pure la presa visione del vorticoso evolversi dei tempi che, per la verità, non è sempre facile rispettare.
Ecco che allora, oltre ad invocare nuove politiche sociali volte a valutare il problema nella sua totalità, scendono in campo le nuove generazioni di medici e a seguire di specializzandi… (numero d’accessi permettendo), in quanto è tuttora preoccupante il fatto che per specializzarsi i neo medici debbono recarsi all’estero, con l’ulteriore prospettiva di non farvi ritorno sia per l’elevata formazione ricevuta sia per le condizioni di lavoro, e contrattuali, di maggior interesse.
A questo riguardo, nei giorni scorsi a Torino si è svolta la cerimonia annuale dell’Ordine dei Medici, nel corso della quale hanno giurato “ben” 510 nuovi iscritti; una ventata di incremento del Corpo Medico che dovrebbe contribuire a “compensare” la carenza anche in Piemonte.
Ma nel contempo un’altra preoccupazione è data dal fatto che troppi laureati sono costretti a specializzarsi all’estero. «Oggi, a un giovane che si laurea in Medicina – ha sottolineato il presidente provinciale dell’Ordine Guido Giusetetto – incredibilmente non è garantito il proseguimento degli studi di specializzazione, condizione indispensabile per lavorare. E per i 1.500 laureati in Italia che ogni anno vanno a specializzarsi all’estero, e spesso non ritornano, lo Stato ha speso nei 6 anni precedenti 225 milioni di euro per la formazione. Un imbuto formativo che è una delle conseguenze del disinvestimento finanziario e politico da parte dello Stato sulla salute dei cittadini, avvenuto negli ultimi anni». Orgogliosamente il dott. Giustetto ha rilevato che nel nostro Paese il SSN è eccellente e il Piemonte è tra le Regioni più virtuose… «ma questo – ha precisato –, è anche merito dei medici che lavorano con vera abnegazione: si calcola che ogni anno in Italia i medici ospedalieri regalino allo Stato 15 milioni di ore di straordinario non retribuite, per un valore di circa 500 milioni di euro».
Tornando alla cerimonia delle new entry di camici bianchi, hanno prestato il Giuramento professionale 459 medici (il 60% donne) e 51 odontoiatri, seguito dalla lettura della versione moderna e aggiornata del Giuramento di Ippocrate, un testo tanto di valore dal punto di vista storico quanto da quello del rispetto previsto dal Codice di Deontologia Medica. Nel prosieguo della cerimonia, peraltro affollatissima di colleghi e familiari dei nuovi iscritti (vedi foto a lato), il dott. Giustetto ha sollecitato le nuove leve della Medicina moderna a «mettere in campo una risorsa particolare, investire sul rapporto con i vostri pazienti. Ci vorrebbe, anche da parte del sistema formativo, un’attenzione particolare nell’insegnare la comunicazione ai medici… Ma dobbiamo avere a disposizione del tempo, non solo per parlare ma per ascoltare, tempo che è sempre meno, compresso da troppe visite, carichi amministrativi e tempi rigidi. Tuttavia sappiamo anche che la nostra tendenza è quella di interrompere l’interlocutore dopo appena 11 secondi. Proviamo, invece, a lasciare il tempo opportuno per raccontare una storia, descrivere una condizione non verbale che spesso ci porta a non guardare il paziente in viso. La comunicazione principale passa attraverso il contatto fisico: sono la dichiarazione di una vicinanza, di un’alleanza ad esprimere la volontà di accompagnare il paziente ovunque la malattia lo possa condurre». La cerimonia si è conclusa con la celebrazione dei decani fra i medici per l’attività professionale svolta, e relativi riconoscimenti con medaglie al merito per i 50, i 60 e i 70 anni di laurea. Snocciolando alcune cifre sono stati riconosciuti 9 premi per i 70 anni, 40 per i 60 anni e 78 per i 50 anni. Queste testimonianze hanno dato certamente il meglio di sé, ora tocca alle generazioni nascenti, in Italia o all’estero, meritare questa eredità onorando nel contempo quanto esortava il medico statunitense Oliver Wendell Holmes (1809-1894): «Il compito del medico consiste nell’allontanare la malattia, nel guarire il malato, nel prolungare la vita e nel diminuire la sofferenza».
Del resto, se si anagramma il nome di Galeno, diventa Angelo: esattamente quello che ogni paziente vorrebbe avere accanto… sempre!