La Farmacia Oncologica e il ruolo del Farmacista
La Farmacia Oncologica
e il ruolo del Farmacista
Necessaria una più stretta
collaborazione
tra le diverse figure
professionali della Sanità
dopo la riclassificazione
dei farmaci ex OSP 2.
Un progetto dagli aspetti contrastanti che comporta la necessità di preparare i professionisti del territorio ad affrontare le tematiche relative ai farmaci <antineoplastici>.
Il progetto ex OSP 2 richiede una stretta collaborazione fra le diverse figure professionali della Sanità. Sulla base dell’esperienza della Regione Piemonte, con la partecipazione della dott.ssa Paola Brusa (Facoltà di Scienze e Tecnologia del Farmaco), del dott. Alessandro Comandone (Struttura Complessa Oncologia Ospedale Humanitas Gradenigo e Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta) e del dott. Mario Giaccone (Presidente Ordine dei Farmacisti Provincia di Torino), si è svolto sul tema un articolato dibattito.
Alla luce di quanto discusso in occasione della manifestazione FarmacistaPiù dal dott. Claudio Verusio in merito alla “Farmacia oncologica ed il ruolo del farmacista”, ci preme condividere l’esperienza piemontese avviata due anni fa. Lo facciamo rivolgendoci non solo agli specialisti del settore, per i quali tante figure e termini sono ben noti, ma anche al grande pubblico dei pazienti e familiari che ne sono parzialmente a conoscenza.
La necessità di rimodulare la spesa farmaceutica insieme alla volontà di rendere capillari i servizi resi al paziente sul territorio hanno portato l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a riclassificare i farmaci ex OSP 2 in A-PHT, ossia Prontuario o fascia A, mutuabili dispensati dal SSN come farmaci essenziali e in libera distribuzione diretta per la continuità assistenziale ospedale (H) - territorio (T).
In sostanza, la farmacia è chiamata a distribuire i farmaci in precedenza di competenza ospedaliera. Si destinano a pazienti di malattie importanti (ospedaliere, appunto). Ma chi li segue? Chi controlla la tossicità se l’Oncologo viene <tagliato fuori?>. Sempre per chiarezza generale, aggiungiamo che gli ex OSP 2 (Ospedalieri 2) sono appunto i farmaci di cui sopra, che ovviamente diventerebbero <ex> perché distribuiti sul territorio. Quanto al <2>, il numero ci dice che si tratta del secondo provvedimento al riguardo dopo quello riferito ai farmaci per AIDS e Malattie reumatiche.
Se i farmacisti territoriali fossero chiamati a partecipare alla distribuzione di detti medicinali, non potrebbero comunque farlo se non adeguatamente formati su una materia che la stragrande maggioranza di loro non ha mai approfondito durante il percorso accademico.
La recente normativa relativa alla dispensazione degli ex OSP 2 da parte delle farmacie territoriali può essere letta sotto due profili diversi e per molti versi contrastanti.
Se infatti essa da un lato pone al centro in modo positivo la figura del malato, ivi compreso quello oncologico, facilitando anche la dispensazione del medicinale antineoplastico in farmacie di comunità vicine al luogo di residenza, evitando in tale modo lunghi trasferimenti verso il centro oncologico ed attese in ambulatori e Day Hospital, dal lato opposto si ravvedono difficoltà che possono essere superate solo grazie a un completo e capillare processo culturale che coinvolga il paziente, le famiglie, il medico di famiglia e il farmacista.
Sottolineiamo come da circa un ventennio la dispensazione e la somministrazione dei medicinali antineoplastici avvenga esclusivamente all’interno di strutture ospedaliere approvate e accreditate dalla regione di competenza. Tale prassi, ormai radicata, ha portato l’oncologo, il farmacista ospedaliero e l’infermiere ospedaliero ad una expertise specifica e pressoché esclusiva. Il malato stesso sa, che in caso di effetti collaterali, di tossicità o di intolleranza può rivolgersi all’oncologo curante che conosce il farmaco in modo approfondito.
Tale expertise deve essere condivisa con le altre figure professionali che, non avendo certamente acquisito la conoscenza di questi farmaci dagli studi accademici, dovranno avere accesso a corsi di formazione dedicati e specifici.
La seconda finalità della normativa è quella di ridurre l’ammontare della spesa farmaceutica: la DPC (Distribuzione per Conto, cioè quella della farmacia all’angolo) ha indubbiamente consentito, in particolare alla Regione Piemonte, di abbattere i costi sostenuti per la fornitura agli assistiti dei medicinali inseriti nel PHT, anche se al momento non è ovviamente possibile effettuare alcune valutazioni oggettive sugli ex OSP 2.
Le riflessioni sono state condivise con le figure sanitarie presenti sul territorio: emerge infatti, in seguito alla legge sugli ex OSP (DGR 26 6900 del dicembre 2013), la necessità di coinvolgere farmacisti di comunità, infermieri e medici di medicina generale (MMG) nella gestione di molecole fino ad oggi appannaggio dell’ospedale. Nel caso delle molecole antitumorali la nuova gestione prevede una puntuale e chiara formazione delle figure sanitarie coinvolte al fine di correttamente gestire la terapia del paziente.
In attesa di sviluppi futuri è comunque necessario preparare i professionisti del territorio ad affrontare le tematiche di valutazione dell’efficacia e della tossicità del farmaco antineoplastico, al fine di ridurre i rischi per i malati e ottimizzare il risultato dei trattamenti.
Allo scopo di facilitare l’aspetto del counseling in farmacia, sono state redatte, in collaborazione con l’ASL di Asti, delle “schede informative indipendenti” per ogni medicinale degli ex OSP 2. Tali schede, che derivano dalla consultazione di fonti bibliografiche autorevoli, avranno quindi il compito di aiutare il farmacista nella pratica quotidiana, fornendogli uno strumento di facile e veloce consultazione.
I promotori del Progetto InterAteneo in Farmacia di Comunità insieme alla Commissione Oncologica Regionale (COR) della Regione Piemonte, hanno organizzato a Torino due convegni sui medicinali ex OSP 2 in generale e, nello specifico, sulla gestione degli ex OSP 2 antitumorali al di fuori del circuito ospedaliero.
L’obiettivo, una volta risolto l’iter delle modalità prescrittive, è di estendere la formazione a livello regionale, coinvolgendo gli attori locali dell’oncologia, al fine di incominciare la sperimentazione e raccogliere i primi risultati inerenti alla nuova gestione degli ex OSP 2 e alla soddisfazione del paziente.
Nella primavera 2014 la precedente amministrazione aveva dimostrato interesse nel costruire i nuovi percorsi; successivamente il Progetto fu presentato alla Direzione dell’Assessorato alla sanità dell’attuale Giunta: la scorsa primavera furono definite e condivise le basi per attivare le nuove modalità distributive, ma ad oggi, alla soglie di una nuova primavera, è tutto in stand by.