L'IMPORTANZA
La prevenzione è un tema
gradualmente più conosciuto
dalla popolazione generale,
grazie agli sforzi profusi
dai professionisti della Sanità
per promuoverne la diffusione
e il riconoscimento delle sue funzioni.
Di: F. Carpignano - M. Guglielmino - M. Molinero - S. Villa - M. Gonella
Con il termine “prevenzione” si fa riferimento a tutto ciò che concorre a ridurre l'insorgenza di malattie o devianze comportamentali; la profilassi è la forma di prevenzione rivolta alle malattie organiche, mentre la psicoprofilassi è volta a prevenire l'insorgenza di comportamenti pericolosi per la salute, quali l'eccessivo uso di alcol o l'assunzione di droghe, attraverso interventi di formazione e/o divulgazione scientifica. L'Organizzazione Mondiale della Sanità distingue tre livelli di prevenzione che possono essere rivolti alla
popolazione, all'ambiente in cui le persone vivono o lavorano: la prevenzione primaria, volta a evitare, per quanto possibile, l'insorgenza della malattia; quella secondaria, che ha lo scopo di effettuare una diagnosi precoce di una malattia già in corso; infine, quella terziaria, che cerca di moderare gli effetti di una patologia già in corso e di prevenire ulteriori peggioramenti.
Nel 2019 l’OMS ha diffuso una ricerca che individua il cancro come principale causa di morte nella popolazione con età inferiore ai 70 anni in 112 dei 183 paesi del mondo, con una stima in Italia di ben 377.000 nuove diagnosi di tumore all'anno, con un trend che non sembra accennare a diminuire.
Il cancro non colpisce solamente gli adulti o gli anziani: secondo recenti dati del Global Burden of Disease, nel 2019 sono stati riscontrati circa 1.335.100 nuovi casi di tumore in età adolescenziale e 397.583 decessi ascrivibili alla malattia. Le tipologie di cancro maggiormente sviluppate durante l’adolescenza comprendono i sarcomi dell’osso, il tumore del testicolo e dell’ovaio e il linfoma di Hodgkin. Nonostante la patologia oncologica presenti ancora un elevato tasso di mortalità (Islami et al., 2014), il fatto che il 42% dei casi di tumore diagnosticati sia correlato a fattori di rischio potenzialmente modificabili, rende di fondamentale importanza l’implementazione di interventi di prevenzione per lo sviluppo di tali patologie (Ibidem).
Tra i fattori di rischio che predispongono allo sviluppo della malattia neoplastica compaiono: il fumo di sigaretta attivo e passivo, il sovrappeso, un consumo eccessivo di alcol e/o carne rossa, un basso consumo di frutta e verdura, la mancanza di attività fisica, l'esposizione prolungata ai raggi ultravioletti e l'infezione da alcuni virus come l'HIV o il Papilloma Virus.Si tratta di fattori di rischio modificabili, sui quali si può intervenire grazie ad attività che rientrano nella prevenzione oncologica quali la promozione di percorsi di aiuto per la cessazione dell’abitudine al fumo e il rinforzo dell’utilizzo di campagne pubblicitarie che evidenzino i rischi del fumo sulla salute.
Si stima che riducendo l'abitudine al fumo, aumentando l'attività fisica e adottando una dieta ben bilanciata, si potrebbero prevenire circa il 40% delle diagnosi di tumore e, di conseguenza, le morti correlate. Gli epidemiologi Carlo La Vecchia ed Eva Negri hanno stimato che, dal 1989 ad oggi, nell'Unione Europea sono state evitate quasi 6 milioni di morti per cancro grazie a una maggiore adesione alle campagne di screening, alla crescente adozione di comportamenti salutari, all’aderenza alle terapie e i relativi progressi (Malavezzi et al., 2023).
Risolvere un problema alla radice prima che si manifesti, o intervenire tempestivamente quando è ancora nelle sue fasi iniziali (attraverso interventi di prevenzione primaria e secondaria), rappresentano possibili “azioni di cura”. Tuttavia, una parte di popolazione continua a mostrare resistenze nel riconoscere l'importanza delle iniziative preventive. Secondo un interessante lavoro di Han, Moser e Klein pubblicato nel 2007, parte del problema potrebbe essere attribuibile a problematiche di comunicazione tra professioni sanitarie e cittadini. Gli autori dello studio hanno dimostrato che, in oncologia, una maggiore ambiguità nelle informazioni fornite dalle istituzioni sanitarie sulle misure preventive è associata a una minore percezione delle possibilità di prevenzione da parte della popolazione. Questo aumenta le angosce e le paure riguardo alla malattia. Tali paure, a loro volta, fanno parte delle dinamiche inconsce che influenzano i comportamenti di salute e possono ulteriormente allontanare le persone dall'adesione ai programmi di screening e prevenzione (McWilliams, 2009, pp. 56-58).
Nell'ambito della Sanità, pertanto, la mancanza di chiarezza sulle informazioni trasmesse può ostacolare una scelta consapevole da parte del pubblico riguardo alle misure di prevenzione. Ciò diviene ancor più vero nel momento storico attuale, in cui la digitalizzazione ha favorito il diffondersi di una mole crescente di informazioni in cui risulta sempre più difficile distinguere tra fonti affidabili e accurate e fonti imprecise (Gao et al., 2023). A questo proposito è necessario considerare la presenza, accanto a comunicazioni vere e fondate, di informazioni completamente false o parziali distorsioni della realtà (le cosiddette “fake news”) che popolano i social network, importanti fonti di notizie locali e globali per milioni di utenti, che producono disinformazione (Aïmeur et al., 2023).