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I Quadretti - La ragazza che fischia...

Arbitro

 
 
IL QUADRETTO
 
Di: Gianni Romeo
 
Anche il mestiere dell’arbitro
è un modo coraggioso
per esplorare nuove vie
 
 
Nome Maria Giulia, abbreviato Mary con il tocco civettuolo della <y>. Capelli neri lisci che cadono sulle spalle, occhi scuri con sfumature gialle, profondi, attenti. Ovvio, come potrebbe non possedere buona vista una giovane, 19 anni, che ha deciso di fare l’arbitro? Liceo classico con voti all’altezza, nove anni di danza classica, poi una scelta per certi versi sorprendente. Perché ha deciso così? Uno schiaffo alla timidezza? O invece la voglia di farsi notare? Nulla di tutto ciò. Fin da ragazzina la danza le aveva insegnato un concetto semplice ma per molti indigesto: primo comandamento, rispettare le regole. L’ha fatto suo e si è messa in gioco su un terreno piuttosto accidentato, il campo di calcio.
Arbitro 3Aveva cominciato un paio di anni fa, appena compiuti i 17. Come se la cavava con i quindicenni, e ora con i quasi coetanei? Si riceve qualche complimento, spiega, piccole galanterie, insulti anche perché la divisa nera non fa sconti, ma le frasi poco simpatiche arrivano soprattutto da fuori. <Persino una giovane mamma mi aveva gridato p…>. E poi: <A volte cercano di approfittarsi dell’apparente fragilità della donna, mi era capitato di annullare una rete per fuorigioco, mi avevano circondato gridando e gesticolando, mi sbagliavo dicevano. Alla fine mi avevano convinta e avevo assegnato il gol. Dopo la partita ho saputo che era giusta la mia prima decisione. Una lezione che mi è servita>.
 
L’esordio? <Da incorniciare. Per l’emozione non avevo fatto partire il cronometro… Mamma per fortuna aveva guardato l’orologio, da fuori mi aveva fatto segno quando dovevo fischiare la fine del primo tempo…> Quindi arbitro con famiglia al seguito? <All’inizio mamma Stefania con la sorellina Benedetta detta Bibi, ora non più>. Ha una voce bassa e modulata, dice che va bene così, non è il timbro che conta ma la sicurezza dei gesti. Il percorso che ha scelto le piace, è sempre una sorpresa. Un esempio: ha trovato ambiente difficile e ostile alla Crocetta, la zona “inn” di Torino, solidarietà e applausi alle Vallette, nell’area non lontana dal carcere…
 
Una giovane come tante. O forse no, semplicemente coraggiosa nello scoprire e affrontare la vita. Si presenta in campo con un po’ di trucco, niente rossettoArbitro 4 sulle ma non bisogna rinnegare di essere donna. Il tempo libero non le basta mai, studia, si allena, legge molto, esce con gli amici, niente fidanzato. Il suo autore preferito? Anche questa risposta è in linea con il personaggio: Alessandro D’Avenia, molto amato dai giovani per la capacità di trasmettere il sapere in un linguaggio comprensibile.
 
Proprio quella di domenica 2 ottobre è stata una giornata storica per il calcio, ha arbitrato in serie A per la prima volta (Sassuolo-Salernitana) una donna, Maria Sole Ferrieri Caputi. Segnaliamo l’evento ma abbiamo scelto di Ferrieri Caputi 4guardare oltre. La nostra piccola storia è un simbolo delle ragazze 2.000, giovani donne che vogliono crescere esorcizzando le ansie e non esitano a esplorare nuove strade.
 
Un tempo quando passava per strada una bella ragazza capitava che arrivasse dal gruppetto dei maschi qualche fischio significativo.
Mary ha pensato di rovesciare il concetto: ora è lei a fischiare.
 
E ne inchioda 22 ad attendere gli ordini.
 

 

 

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