Un'esperienza operativa verso la sensibilità per il dolore
L'ESPERIENZA
Nell’affrontare il tema
della sofferenza
fisica e psicologica
non vi sono confini.
Risultano però
sempre fondamentali
l’intraprendenza
e la concreta
partecipazione collettiva.
Di: Luigi Giovannini
Tempo fa sono stato invitato a far parte, come membro esterno, del comitato COSD dell’ospedale Gradenigo. Inutile dire che fui colto di sorpresa, non tanto per l’invito di per sè, quanto per il fatto che effettivamente si trattava e si tratta di materia completamente avulsa dalla mia conoscenza ed esperienza professionale. È vero che mia moglie, scomparsa 3 anni or sono, era medico (non ospedaliero), ma personalmente sono di formazione economica e mi sono sempre occupato di gestione aziendale. Insomma tutt’altra cosa. Tuttavia accettai l’invito, perchè ad una richiesta di aiuto e collaborazione da persone che stimo e alle quali sono riconoscente, non si può e non si deve dire di no e poi perchè pensai che se era necessario un membro “esterno”, di certo rispondevo ai requisiti.
Cominciai con la titubanza, ma anche con la curiosità e la motivazione del neofita, cercando anzitutto di capire di che cosa si trattava. Il COSD è l’acronimo di “Comitato Ospedale Senza Dolore” e nella denominazione vi è riassunta la sua finalità, ossia il miglioramento del processo assistenziale specificatamente rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine. La sua costituzione, per iniziativa del Ministero della Salute in accordo con le Regioni, risale al 2001 e mirava a correggere e migliorare, con un approccio sistematico a livello nazionale, una carenza sensibilizzata e percepita nel trattamento del dolore a cominciare dal personale medico che era tendenzialmente portato a ritenere il dolore un aspetto secondario rispetto alla patologia di base, a cui rivolgere l’attenzione prioritaria; e questo per ricaduta aveva ovviamente ripercussioni consequenziali su tutto il personale coinvolto nel processo assistenziale, sia in ambito ospedaliero che extra-ospedaliero. Per contro è stato scientificamente dimostrato come il dolore sia fortemente invalidante dal punto di vista non solo fisico, ma anche emotivo e sociale.
La finalità specifica del COSD è quindi quella di “allargare” l’attenzione del personale ospedaliero preposto alle cure, affinchè vengano predisposte le procedure e gli interventi necessari a contrastare il dolore, a prescindere dalle cause del medesimo e dal contesto delle patologie e delle cure in atto per il singolo paziente. Ciò implica innanzi tutto un radicale mutamento di approccio da parte del personale addetto e quindi, propedeuticamente, un significativo intervento sulle risorse umane ai vari livelli per adeguare l’informazione, la formazione e la sensibilizzazione al riguardo; inoltre occorre inserire la rilevazione del “dolore’’ tra i parametri fondamentali che vengono quotidianamente misurati nell’ambito della valutazione clinica dei pazienti, quali la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, etc.
E qui è doveroso aprire una parentesi. Volutamente ho scritto RILEVAZIONE del dolore e MISURAZIONE degli altri parametri clinici, perchè a differenza di questi ultimi, il dolore non è oggettivamente misurabile, ma soltanto soggettivamente rilevabile, il che comporta l’adozione di strumenti idonei a seconda della singola realtà operativa (prevalenza di malati oncologici, pediatrici, geriatrici, portatori di menomazioni e disabilità, etc.), quali scale analogiche, cromatiche, scale verbali, righelli, etc., che possono facilitare la rilevazione e garantire una certa omogeneità del quadro generale che ne emerge.
Per completezza, vengo al dettaglio delle finalità, delle funzioni e della composizione del COSD, così come sono previste dal Ministero della Sanità:
Finalità: 1) assicurare un osservatorio specifico del dolore nelle strutture sanitarie e in particolare ospedaliere; 2) coordina
re l’azione delle differenti équipe e la formazione continua del personale medico e non medico; 3) promuovere gli interventi idonei ad assicurare nelle strutture sanitarie la disponibilità dei farmaci analgesici, in particolare degli oppioidi, in coerenza con le indicazioni fornite dall’OMS, assicurando inoltre la valutazione periodica del loro consumo; 4) promuovere protocolli di trattamento delle diverse tipologie di dolore.
Composizione del Comitato: 1) membri della direzione Aziendale e del personale curante; 2) operatori delle strutture di terapia del dolore e/o cure palliative, nonchè di anestesia e rianimazione; 3) un referente del servizio farmaceutico; 4) membri esterni delle organizzazioni non-profit, in particolare volontariato, operanti nel settore.
Funzioni: 1) promuovere l’educazione continua del personale assistenziale sui principi di trattamento del dolore, sull’uso dei farmaci e sullemodalità di valutazione del dolore;
2) assicurare il monitoraggio dei livelli di applicazione delle linee guida e la valutazione di efficacia; 3) promuovere l’elaborazione e distribuzione del materiale informativo agli utenti relativo alla cura del dolore.
Si tratta quindi di un progetto che nella sua concreta attuazione ha allineato il sistema sanitario italiano ad altri Paesi europei più avanzati in campo assistenziale e, quello che più conta, ha posto le basi per una gestione sistematica e significativamente migliorativa di uno degli aspetti più importanti della condizione del paziente.