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L'incolumità degli Operatori Sanitari sempre più messa a rischio

Mani Avanti

  
 
IL FENOMENO
    
Il problema sociale
si va sempre più estendendo,
 ma non si intravedono all’orizzonte
soluzioni razionali,
mentre sarebbe opportuno
spiegare alla popolazione
potenzialità e limiti
della Medicina.
 
 
 
Da: Il mio giornale
Dico la mia - Evidenza - 13 Gennaio 2023 - Ernesto Bodini

Di: Ernesto Bodini

Il diritto alla propria incolumità è certamente di tutti. Ma da un po’ di tempo a questa parte i sanitari (medici e infermieri) sono particolarmente “presi di mira” da pazienti e famigliari fuori di senno, accampando motivazioni che spesso (se non sempre) hanno dell’irrazionale.
DifesaI rispettivi Ordini professionali sono di certo allertati e preoccupati, tanto che si vanno ipotizzando varie proposte per arginare questo fenomeno delinquenziale. Ma al di là dei provvedimenti che le autorità preposte intendano adottare, mi permetto di rilevare che anche in altri ambiti non si fa molta prevenzione, anzi…, e di conseguenza il moltiplicarsi di questi fenomeni delittuosi continua più estensivamente a “destabilizzare” la situazione politica e quindi i nostri politici stessi.
Di questo passo la Sanità pubblica, che presenta già diverse lacune, farà sempre più fatica a tutelare la salute dei cittadini: dal decremento di medici e infermieri alle risorse economico-finanziarie e strutturali come la chiusura di ospedali, P.S. e la riduzione dei posti letto.
Ma tornando alla incolumità dei medici, messa a rischio per le continue aggressioni negli ospedali e negli ambulatori, l’ultimo caso è di qualche giorno fa e riguarda la dottoressa Adelaide Andriani di 28 anni (Foto – ANSA), specializzanda in Chirurgia, aggredita dall’accompagnatore di un paziente durante il suo turno all’esterno della Guardia Medica del Gervasutta di Udine; in suo soccorso è intervenuta la collega Giada Aveni dello stesso turno. Secondo quanto riporta l’Ansa dell’11 Gennaio scorso, per tutelare il personale sanitario si ipotizza di far intervenire l’Esercito, ma a me sembra un provvedimento che rasenta l’eccesso e il paradosso;Aggredita mentre non credo si stia pensando di predisporre ripetuti incontri ravvicinati con la popolazione, diffondendo elementi culturali di base su potenzialità e limiti della Medicina (includendo tutte le specialità) infondendo ad essa più fiducia. Credo che la maggior parte di questi autori propensi per l’aggressione appartengano ad un ceto socio-culturale ed ambientale molto impreparato, tanto da non conoscere o non voler comprendere che determinate manifestazioni acute o croniche di una malattia, non sono sempre diagnosticabili in prima battuta, come pure non sono sempre risolvibili in tempi brevi. Va inoltre detto che il cittadino comune non prende mai in considerazione il fatto (tanto doveroso quanto lecito) che le contestazioni per un notevole “disservizio” o una grave incomprensione possono essere segnalate a voce o per iscritto ai referenti destinatari (Direzione Sanitaria, Ordine di Medici di appartenenza, Assessorato alla Sanità, etc.).
E anche se gli operatori sanitari fossero tutti dotati di nozioni di psicologia, non è detto che riescano sempre a prevenire o a “controllare” l’esasperazione (per usare un eufemismo) di certe persone, pazienti o parenti degli stessi. A questo punto mi chiedo: da quando è iniziato questo Pugnograve malcostume che ci riguarda molto da vicino? E cos’è che l’ha fatto nascere? Non credo si sia fatta un’indagine in proposito, o comunque non è dato a conoscere, e quindi sarà bene correre ai ripari quanto prima se non si vorrà assistere ad una ulteriore riduzione del comparto sanitario, oltre all’incremento di lesioni alla persona, e visto che un po’ ovunque vantiamo di avere figure professionali che a vario titolo studiano la personalità del genere umano, si provi a fare uno studio più approfondito (e in fretta); ma ripeto, l’approccio culturale con la popolazione impostato sistematicamente ritengo sia un primo passo, non solo più razionale ma anche più pratico e quasi sicuramente di maggiore utilità.
Come sempre, nel nostro Paese, si tende a commentare gli episodi troppo ripetutamente e a correre ai ripariGiornali solitamente molto in ritardo rispetto agli eventi con esiti non sempre risolutivi: le persone comuni in genere hanno più bisogno di esempi concreti preceduti da poche ma esaustive delucidazioni… anche perché leggono poco e si informano male. E ben si apprenda che se il primo dovere di un medico consiste, sempre e comunque, nel rispettare la personalità del paziente che si mette nelle sue mani, purtroppo non è sempre altrettanto da parte di quest’ultimo nei confronti del medico di cui ha bisogno.
Forse è anche per questa ragione che la dottoressa in questione pare abbia deciso di appendere il camice al chiodo, ed è un vero peccato dopo anni di studi e sacrifici rinunciare ad una nobile professione di cui c’è tanto bisogno.
Dottoressa Andriani, la prego a nome dell’intera collettività, ci ripensi: noi siamo i suoi pazienti e i Santi Cosma e Damiano i suoi protettori.
 
 

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