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IL SOSTEGNO
L’altra faccia del cancro
La paura e
le implicazioni emotive
che accompagnano
i pazienti nel <viaggio di cura>
hanno bisogno di sostegno
che promuova la costruzione
di un’alleanza terapeutica.
RELAZIONE DESCRITTIVA ATTIVITÀ ANNO 2018
Di: Monica Seminara
Questa relazione intende fornire una descrizione dell’attività di assistenza psico-oncologica rivolta ai malati oncologici affetti da tumore raro e con nuclei familiari fragili, nell’ambito del progetto Protezione Famiglie Fragili (PPFF - Rete oncologica Piemonte e Valle d’Aosta con G.I.T.R.) svolta nel corso dell’anno 2018.
Al fine di fornire una cornice di riferimento dell’intervento psico-oncologico posto in essere, si procede ad una breve connotazione clinica introduttiva dell’operato del servizio stesso.
Seguiranno, a conclusione, i dati di sintesi.
“Aiutare l’essere umano in difficoltà,
è una buona direzione di senso per ogni individuo…”
“Ho un cancro! Mai avrei immaginato che potesse accadere proprio a me…andava tutto bene, stavamo per prenotare le vacanze. Aiuto… e se muoio? I miei bambini…No, non può accadere, mi curerò, vincerò io la battaglia col mio nemico, mi salverò. Ma quale sarà il medico giusto? Mi hanno detto cosa devo fare: mi toglieranno un seno…certo, ho solo 40 anni, perderò una parte di me, del mio corpo della mia femminilità…forse mio marito farà fatica a guardarmi ancora…però devo salvarmi la vita…poi mi hanno detto che farò la chemioterapia…perderò anche i miei capelli…non potrò più andare a prendere i bambini a scuola, perché loro potrebbero vergognarsi di me…e poi sarò stanca, tanto stanca…e se la terapia andasse male??? Potrei andarmene, così giovane, non è giusto!…forse dovrei accettare il rischio di poter morire? Impossibile…io ho una vita davanti, io devo crescere i miei figli… Ce la farà mio marito a sopportare tutto questo? E’ stato appena licenziato… I miei bambini…I miei genitori, mio padre non ricorda più nulla, non potrò più aiutare la mamma…che angoscia…non riesco a non pensarci, non dormo più…AIUTATEMI!”…
L’impatto psicologico con la malattia oncologica è universale e non ignorabile, per portata ed effetti: riguarda tutti e tutti spaventa.
Si tratta di una malattia ad alto grado di implicazione emotiva: non c’è soggetto interessato che nel viaggio di cura, dal principio alla fine, non abbia “la paura” – più o meno e diversamente espressa – come compagna di percorso. Una paura declinata in modi tanti e specifici per ciascuno: della morte innanzitutto, ma subito della terapia, degli effetti collaterali, della perdita dei propri ruoli sociali e familiari, della perdita della propria quotidianità, della perdita della dimensione della salute…perché si sa che si tratta di una malattia che, una volta sopraggiunta, accompagnerà ormai il pensiero di chi la incontra personalmente, per tutto il resto del suo tempo…
Come ormai ampiamente noto, una diagnosi di cancro costringe il malato all’ingresso di un nuovo status, quello di “malato oncologico” che destabilizza seriamente, per l’inquietudine universale che il tipo di malattia – per le sue caratteristiche – porta con sé e per le nuove regole imposte per il suo trattamento, alle quali è purtroppo e rigorosamente necessario attenersi, per vedere salva la propria vita.
La malattia, coi suoi impliciti ed incombenti vissuti di cui è portatrice, spesso irrompe inattesa nella quotidianità – già, oggi e per diversi fattori, spesso articolata e complessa – delle famiglie e tutto ciò comporta un cambiamento forzato e violento nella vita di chi lo subisce, scatenando uno stato di crisi di chi si trova a dover entrare dentro una dimensione ignota e fortemente disorientante.
Il vissuto di solitudine e di smarrimento di quest’esperienza unica e singolare, fa sentire improvvisamente “diversi” da chi non la conosce e non la fa…improvvisamente ci si sorprende a “parlare solo di quello” e di avere sempre meno in comune con chi vive “libero dal male”, in modo più spensierato.
Naturalmente, oltre al malato, questi vissuti sono tendenzialmente percepiti e sperimentati, nel quotidiano, anche dalla sua famiglia: il cancro per la contaminazione dei pensieri e dei vissuti psico-emotivi che attiva, è da considerarsi a tutti gli effetti, una patologia familiare.
Anni di studi clinici hanno sperimentato che la mente umana si adatta e gestisce meglio un’esperienza critica se, verso la stessa esperienza, viene gradualmente accompagnata, preparata, con un programma di cura globale rivolto alla persona nella sua multidimensionalità biopsicosociale; uno sguardo attento che accudisce, guida, protegge e sostiene le persone che la vivono, con particolare attenzione alla protezione dei soggetti più fragili a maggiore rischio di destabilizzazione e disagio, presente e futuro.
Questo fa il GITR riconoscendo valore all’intervento psico-oncologico: perché - come si è già ricordato - aiutare l’essere umano in difficoltà, è una buona direzione di senso per ogni individuo…
CONTINUA...
N.B.:
Al termine dell'articolo trovi anche i
DATI DI SINTESI DELL'ANNO 2018 - 99 PERSONE ASSISTITE