In ricordo di Davide Cordero
LA MEMORIA
Un professionista
che riteneva un onore
e un privilegio
poter soccorrere
i pazienti soprattutto
sul fronte dell’emergenza.
Di: Ernesto Bodini
Ricordare un amico ma anche un vero professionista della Medicina “salva-vita”, non solo è un dovere, ma anche un impegno etico per riconoscere e tramandare quelle doti morali che lo hanno contraddistinto nel corso della sua esistenza umana e professionale. Questa mia dedizione è per l’amico e medico anestesista-rianimatore Davide Cordero (nella foto), deceduto il 12 maggio scorso (a 63 anni) nel Reparto di terapia intensiva avendo contratto il virus Covid-19 al policlinico di Monza dove lavorava.
Anche lui come tanti altri colleghi medici e infermieri in tutta Italia è stato strappato ai suoi cari dal virus, dopo aver lavorato in diversi ospedali piemontesi (era quasi prossimo alla pensione) con la specifica competenza di intubare ed anestetizzare pazienti per essere sottoposti ad intervento chirurgico o per essere rianimati, e altrettanti per essere sottoposti alla terapia del dolore o alle cure palliative. Ma il dottor Cordero aveva un passo in più essendosi sempre dedicato all’attività di Elisoccorso “118” sin dalla sua istituzione in Piemonte nel 1988; veterano di una disciplina delle più estreme urgenze-emergenze, impeccabile nella divisa, sicuro e determinato nei modi, come un soldato addestrato sempre pronto per salvare una vita in pericolo e, a fine giornata, esausto ma appagato per aver compiuto il proprio dovere, ben lontano dal sogno della notorietà… Era sempre molto cordiale e disponibile a confrontarsi con i colleghi, forte delle sua coinvolgente predisposizione comunicativa che tutti apprezzavano, compreso chi scrive avendo avuto l’opportunità nel 1999 di seguirlo per due giornate operative: a maggio e in agosto rispettivamente dalle Basi di Torino e di Borgosesia (Vc), cui sono seguiti alcuni miei articoli e servizi fotografici. Non è mia intenzione enfatizzare questo mio privilegio, ma l’aver vissuto “in diretta” quelle due giornate operative ha reso possibile e mi ha concesso di divulgare l’utilità di un Servizio Sanitario di eccellenza che, a distanza di oltre un trentennio, continua ad essere e a consolidare uno dei perni del nostro SSN.
Questa duplice esperienza mi ha fatto conoscere un medico dotato di quelle doti che dovrebbero essere di tutti i medici: abilità, disponibilità e affabilità; veri e inopinabili attributi che il paziente dimostra di apprezzare spesso con un grazie o un semplice sorriso.
Rivedo oggi il dottor Cordero in quei momenti di dedicata missione ed ancora mi emoziono poiché sono indelebili le tracce che ha lasciato, come quelle del suo ulteriore impegno per il volontariato in ambito internazionale: da molti anni prestava la sua opera di medico in Ruanda ricoprendo tra l’altro il ruolo di vice presidente di Rainbow for Africa (nella foto il logo), una Onlus piemontese nata al CTO, oggi presieduta dal suo collega dottor Paolo Narcisi. Aveva raggiunto quasi 40 anni di carriera, considerando alcune parentesi che lo avevano visto anche in Iraq durante la Guerra del Golfo (1990-1991) con la divisa di ufficiale medico della Croce Rossa, oltre ad aver prestato servizio sulle ambulanze aeree per il recupero e l’assistenza dei pazienti durante i trasporti sanitari. La realtà che lo ha portato a terminare la sua attività nell’ospedale brianzolo lo ha ulteriormente impegnato sul fronte di un’altra emergenza, quella della lotta al Covid-19, virus sconosciuto che si è impadronito di molti pazienti che il dottor Cordero ha cercato di strappare alla morte, mettendo in atto tutta la sua esperienza di rianimatore, restando purtroppo anch’egli vittima… andandosene, non prima di aver ringraziato tutti i suoi colleghi. Riconoscere un tributo a questo Uomo, Medico e Amico mette in luce una professione che il SSN dovrebbe maggiormente considerare, predisponendo l’estensione dei posti di specialità e aggiornando tutte quelle procedure necessarie all’incolumità umana e professionale degli operatori.