Filippo... NON smettere di remare
L'AVVERSITÀ
"La gara della vita"
Fili invisibili
sostengono il tuo remo
e governano la tua prua,
sono i pensieri, le emozioni,
le storie dei tanti
pazienti e operatori
che quotidianamente
combattono nei reparti
di oncologia.
Silenziosamente al tuo fianco.
Di: Davide Deangelis
Era gennaio. Il nuovo anno sbadigliava ancora distrattamente alle notizie che provenivano dall’Estremo Oriente. Il Covid rappresentava ancora una problematica sanitaria dalla scarsa importanza, e tale dovette sembrare anche per Filippo Mondelli, canottiere della nazionale italiana, ammalatosi allora di osteosarcoma al ginocchio. Quando hai ventiquattro anni, entri nel giro del professionismo sportivo, vedi il tuo corpo irrobustirsi progressivamente, stringi mani sempre sorridenti; quando urla di tifosi acclamanti accompagnano il taglio del traguardo e la tua casa è tappezzata da trofei, la malattia è un pensiero remoto e la parola cancro è l’ultima menzionabile nel proprio vocabolario. Ma non nel lessico della vita.
Già la vita, non il caso o il destino, costruzioni mentali che rimandano a questioni di senso, abbandono o passività. Ambiti lontani e intangibili per chi trascorre tutti i giorni allenandosi con compagni di barca determinati e gioviali, sfidandosi vicendevolmente tra competizione e goliardia, ed ora quella barca si è fermata. Non per il peso del remo gonfio d’acqua o per uno scalmo difettoso o per un carrello poco oliato. Per un tumore osseo, raro nella popolazione comune, meno nei giovani adolescenti nell’età del massimo accrescimento. E Filippo è molto cresciuto; con i suoi 90kg di muscoli e una postura solida e armoniosa era perfetto per la sua categoria. Forza, coordinazione ed equilibrio racchiusi in un unico atleta. Qualità che si devono disporre dalla nascita e che sono la carta d’identità del talento. Per diventare un campione però occorre anche la volontà e quella Filippo non devi esaurirla nel tuo lungo percorso verso la guarigione. L’intervento di protesi di ginocchio non poteva che risolversi senza complicanze post operatorie, perché un corpo giovane, e complessivamente sano, rappresenta la miglior garanzia di successo chirurgico. La capacità di sopportazione del dolore, tipica dell’agonista, ti sosterrà nell’affrontare le tossicità indotte dalla chemioterapia e i fastidi muscolo scheletrici sollecitati dagli esercizi riabilitativi. A fare la differenza in questa gara della vita e con la vita sarà la resistenza psicologica. La tenuta contro i primi insuccessi, contro la lentezza del recupero, contro lo sconforto acceso dai pensieri negativi, al passato di trionfi e al futuro incerto.
La volontà sarà quella che ti farà salire nuovamente a bordo della barca e la farà di nuovo solcare i flutti, che hai domato schiaffeggiando tante volte fin da bambino. Una barca che avrai saputo condurre tra i marosi gorghi dell’esistenza, senza alcun capovoga capace di darti il ritmo giusto di remata, ma ascoltando te stesso. Una solitudine che non ti impoverirà se comprenderai che la tua storia è quella comune ai tanti Filippo, Marco, Luca o Saverio che ogni anno si ammalano di questa malattia terribile, che ancora sfida l’oncologia moderna. Per loro e per la speranza di tanti non dovrai smettere di remare. A partire dai tuoi genitori, a cui la notizia della tua malattia deve aver raggelato il sangue. E poi i tuoi amici, i compagni di squadra, le persone a te care. Tutti si meritano la tua guarigione, tutti attendono il tuo ritorno in salute e in gara. La tua esperienza insegna che giovinezza e muscoli non preservano da ogni malattia, che siamo tutti ugualmente vulnerabili e pertanto umanamente contigui e affini. Non tutti però hanno la determinazione di affrontare un mare in tempesta con una fragile imbarcazione, molti preferiscono esporre le spalle all’onda travolgente, altri seguire pigramente la corrente, altri addirittura scelgono il naufragio. Permettici di continuare a credere che il tumore non è più una malattia incurabile, ma una avversità che prevenzione, ricerca, investimenti, relazione e impegno sapranno fronteggiare.
Perciò, Filippo, “non smettere di remare”, perché fili invisibili sostengono il tuo remo e governano la tua prua, sono i pensieri, le emozioni, le storie dei tanti pazienti e operatori che quotidianamente combattono nei reparti di oncologia. Silenziosamente al tuo fianco.
Ci permettiamo di segnalare il Sito della Federazione Italiana Canottaggio (FIC)
dove si può trovare riportato questo nostro Articolo
insieme ad un sentito ringraziamento alla nostra Onlus.