Voci del '900 - Tina ANSELMI
IL PERSONAGGIO
Tina Anselmi
la salute
come diritto umano,
la giustizia
come difesa della libertà
A cura di: Ferdinando Garetto
Ho letto da qualche parte che un giovane parlamentare dei giorni nostri, a chi sottolineava una certa inesperienza diffusa in chi oggi guida o cerca di guidare l’Italia, ha risposto che in fondo anche molti importanti politici del dopoguerra avevano meno di 30 anni...
Dubito che gli fosse nota la storia della “vocazione politica” di una grande italiana del secolo scorso, Tina Anselmi.
A 17 anni, il 26 settembre 1944, c’è anche lei nella piazza di Bassano del Grappa. Un gruppo di partigiani, quasi tutti suoi coetanei, viene ucciso con impiccagione.
Quella orribile violenza nazifascista determina in lei una risposta immediata: non si può restare spettatori. Diventa staffetta partigiana; alla Liberazione si dedica da subito ai diritti delle operaie delle filande. La difesa di quei valori universali per cui tanti avevano dato la vita la accompagna per tutto il resto della sua esistenza. Fu la prima donna a diventare Ministro in un governo della Repubblica (Dicastero del Lavoro, nel 1976).
Donna forte e capace di battaglie coraggiose: dobbiamo molto a Tina Anselmi tutti noi che viviamo l’esperienza quotidiana dell’Ospedale e della cura. Ogni volta che un paziente, indipendentemente dal suo reddito, stato sociale, provenienza, esce dal DH con una confezione di farmaco che sulla fustella ha segnato un prezzo di parecchie centinaia (a volte migliaia) di euro dovremmo fermarci a pensare che questo è tutt’altro che scontato, e che dobbiamo dire grazie a chi ha lottato per la nascita del nostro Servizio Sanitario Nazionale e ne ha difeso e ne difende i valori e i principi. Servizio Sanitario Nazionale che nel 2018 ha compiuto 40 anni.
È un anniversario importante: la legge 833 del 23/12/78 (relatrice appunto Tina Anselmi) diede all’Italia quello che venne riconosciuto, all’estero, come il Sistema sanitario più avanzato di tutto il mondo occidentale. Il legislatore di allora, infatti, ebbe la semplice intelligenza di ispirarsi ai sistemi sanitari più avanzati dell’epoca, soprattutto quelli scandinavi e britannico (poi demolito dagli anni del neo-liberismo che sarebbero venuti da lì a poco). Un percorso tutt’altro che facile, innanzitutto per l’opposizione di lobby professionali e farmaceutiche che videro messi in discussione privilegi e “corsie preferenziali”. Per l’approfondimento delle origini e del cammino tutt’altro che concluso e più volte messo sotto attacco, consigliamo un bell’articolo a questo link: https://www.cittanuova.it/sanita-pubblica-un-lungo-cammino/
Non solo questo, naturalmente, nella lunga carriera politica di Tina Anselmi: colpisce di lei la coerenza fra la scelta inziale e l’impegno di tutta una vita.
Ricorda di lei Lucia Fronza Crepaz, sua allieva politica:
“Guarda che se non impari a degustare il vino, non puoi fare campagne elettorali” fu la prima frase che mi rivolse. Aveva chiamato noi giovani candidate della Democrazia cristiana, da tutti i collegi vicini a casa sua, per darci qualche consiglio. Voleva che sfondassimo, perché diceva: “Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d'inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”. Continua la Fronza: “voglio soffermarmi su quello che ritengo il suo principale merito e che le valse l’interruzione immediata della sua carriera governativa fino allora degna delle sue qualità: l’accettazione della presidenza della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. Glielo chiese Nilde Iotti. Si stimavano molto, anzi – lo posso testimoniare – erano amiche. Lei pretese qualche minuto per pensarci, si consultò con Leopoldo Elia, altro grande della nostra democrazia che la incoraggiò ed accettò, senza più tirarsi indietro, nemmeno davanti alla bomba che le scoppiò davanti casa a Castelfranco”.
Avrebbe potuto a pieno titolo diventare la prima donna Presidente della Repubblica (molti lo auspicavano), è morta nel 2016 a 89 anni: da molti anni non era più attiva in una politica che sembrava averla messa da parte prima del tempo, ma per sempre amata da chi ne aveva ammirato la forza e la cristallina rettitudine. Nemmeno sfiorata dagli scandali dell’epoca di Tangentopoli e distantissima dalla politica urlata e spesso improvvisata dei decenni successivi.
Riferimenti:
* Lucia Fronza Crepaz: “Tina Anselmi. La grazia della normalità”
* Tina Anselmi, Anna Vinci “Storia di una passione politica”
Sperling & Kupfer, 2006