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«what matters is to partecipate, not to win»

E. Talbot

 
LA MASSIMA
 
«l’importante è partecipare,
non vincere»
Oggi questa massima
potrebbe essere modificata così:
«L’importante è esagerare»,
per sintetizzare quanto sta succedendo
nello sport del terzo millennio,
dove l’idea della qualità dello spettacolo
è regolarmente soffocata
dal concetto di quantità.
 
Di: Fabio Monti
 
 
Secondo l’affermazione lanciata dal pulpito della cattedrale di Saint Paul a Londra il 19 luglio 1908 dal vescovo anglicano Ethelbert Talbot e fatta sua dal barone Pierre de Coubertin, promotore dei Giochi olimpici moderni, «what matters is to partecipate, not to win» (letteralmente: «l’importante è partecipare, non vincere»). Affermazione modificata in un ricevimento londinese ufficiale del 24 luglio 1908, tenutosi durante la V Olimpiade: «Come nella vita, nello sport è importante partecipare, non vincere». Oggi questa massima potrebbe essere modificata così: «L’importante è esagerare», per sintetizzare quanto sta succedendo nello sport del terzo millennio, dove l’idea della qualità dello spettacolo èPierre de Decoubertin regolarmente soffocata dal concetto di quantità.
Ci sono numeri che indicano come il programma olimpico sia stato sottoposto a una cura ingrassante, non sempre legata allo sviluppo dello sport femminile, che ha reso sempre più compresso il programma dei Giochi, sempre circoscritto a 16 giornate. Nell’edizione di Roma 1960, le gare erano 150 per 19 discipline sportive; a Sydney 2000 si è toccato quota 300, il doppio rispetto a quaranta anni prima (28 gli sport); a Tokyo 2020 si era gareggiato
per 339 titoli (in 33 discipline) e a Parigi 2024 per 329 in 32 sport. Non è che i Giochi olimpici invernali abbiano avuto sorte migliore: i 27 titoli in quattro discipline (biathlon, hockey su ghiaccio, pattinaggio e sci) di Squaw Valley 1960 sono diventati 109 (in quindici sport) a Pechino 2022 e saliranno a 115 a Milano/Cortina 2026.
Breakdance OlimpicaIl programma olimpico dei Giochi estivi e invernali è ormai diventato pletorico, sovrabbondante, inutilmente gonfio, soprattutto con il moltiplicarsi di prove a squadre che hanno poco senso e la scelta di sport che con lo spirito olimpico c’entrano ancora meno. Il problema è che i vertici del Comitato olimpico internazionale non sanno resistere alla pressione e alle richieste delle federazioni internazionali e soprattutto delle televisioni, che sono i grandi finanziatori dei Giochi, attraverso l’acquisizione dei diritti radio-televisivi e che per questo detengono il reale potere, visto che pagano cifre altissime. Così si spiega la tendenza a spingere per l’introduzione di nuovi sport (a Parigi ha esordito la breakdance) e di nuove gare nella speranza di catturare i giovani, anche se è tutto da dimostrare che siano attratti dal taekwondo oppure dallo skeet a squadre o dal tiro con l’arco misto.
 
Le esigenze televisive aiutano a capire perché la lotta (libera e greco-romana), uno degli sport storici, abbia i giorni contati nel programma olimpico: le regole non sono immediatamente intellegibili e assai macchinose e la difficoltà di capire lo svolgimento delle gare, stoccata dopo stoccata, pende come una spada di Damocle sulla scherma,Logo Cvc25 SU nonostante i tentativi di renderla maggiormente comprensibile, con stoccate illuminate e replay. Del resto, le esigenze televisive hanno provocato l’abolizione di una gara storica, come la 50 km di marcia, giudicata troppo lunga (più di tre ore e mezza) e noiosa, sostituita da una staffetta (un uomo e una donna) con frazioni di 10 chilometri per una distanza totale di 42 (con risparmio di quasi un’ora).
Un aspetto positivo di questo proliferare di gare, però, c’è ed è rappresentato dalla raggiunta parità di genere. A Roma 1960, a fronte di 4.727 uomini, le donne in gara erano 611; a Barcellona 1992, erano in cerca di medaglie 6.652 uomini e 2.704 donne; a Parigi 2024, hanno gareggiato 5.842 uomini e 5.633 donne. Questa è la dimostrazione che lo sport riesce davvero ad anticipare i tempi più con i fatti che con le parole. È accaduto in passato, con eventi che hanno aperto la strada alla politica (la diplomazia del ping-pong per migliorare i rapporti fra Stati Uniti e Cina) e ora si è ormai riequilibrato il rapporto uomo-donna.
CSuper coppahi ha scelto di puntare tutto sulla quantità, è il calcio. Il Mondiale a 16 squadre nel 1978 è passato a 24 quattro anni dopo e a 32 a partire da Francia 1998, ma nel 2026 (11 giugno-19 luglio) le squadre saranno addirittura 48 e si giocherà in tre stati (e 16 città), che sono quasi continenti: Canada (2 città), Messico (3) e Stati Uniti (11). Poi ci si lamenterà delle trasferte lunghe e faticose, del cambio di fuso, del caldo e del fatto che si gioca troppo. Per fare in modo che lo spettacolo perda valore e che gli infortuni aumentino, la Federcalcio mondiale, guidata dallo svizzero di Briga, Gianni Infantino, ha studiato un Mondiale per club aperto a 32 squadre, che si svolgerà negli Stati Uniti e che durerà un mese, dal 15 giugno al 13 luglio 2025, un’idea destinata a ridurre ai minimi termini le vacanze dei calciatori. Allenatori seri come Ancelotti hanno manifestato il proprio dissenso, mentre il sindacato mondiale dei calciatori (che però non parlano di mettere un tetto ai propri guadagni) minaccia di boicottare la manifestazione. Che si tratti di un’idea da rivedere lo dimostra il fatto che non sono stati ancora venduti i diritti tv, mentre la FIFA si aspettavaLogo Roma 24 una bagarre fra emittenti di mezzo mondo.
La Federcalcio europea, da parte sua, ha inventato nel 2018 la Nations League, manifestazione che in qualche modo si sovrappose campionato continentale e che ha abolito le amichevoli. E la nuova Champions League è passata da 32 a 36 squadre, con un allargamento del calendario. Non è che in Italia la situazione sia tanto migliore: si può criticare il Papa, ma non chiedere una riduzione delle squadre di serie A. È evidente che un torneo di 20 club crea molti problemi; si parla di una revisione del formato almeno dal 2014, dopo l’eliminazione degli azzurri al Mondiale in Brasile, ma farlo presente significa incorrere nella scomunica. Così, siccome le partite sono già «poche», la Supercoppa, riservata alla vincitrice del campionato e a quella della Coppa Italia, è stata aperta anche alla seconda del torneo e alla finalista di coppa. Un trionfo.
 
D’altronde, uno sport olimpico per eccellenza, come il nuoto è riuscito a piazzare i Mondiali (a febbraio) nell’anno olimpico 2024 e l’atletica, la regina dell’Olimpiade, ha celebrato il campionato europeo un mese e mezzo prima dei Giochi di Parigi.
 
Avanti così.

 

 

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