Pet Therapy, la sfida degli animali domestici

L'ASSISTENZA
C’è qualcuno
che mi fa compagnia
e combatte con me
lo stress...
Di: Michele Fenu
<Quando torno a casa dopo una giornata di trattamenti e già dalla porta la sento abbaiare festosamente, mi riconcilio con il mondo>. Chi fa questa confessione è un paziente della struttura oncologica di Humanitas Gradenigo che, naturalmente, è un innamorato della sua cagnetta. Dichiarazioni di questo genere, riferite a vari tipi di animali, sono frequentissime tra i pazienti del Day Hospital di Alessandro Comandone e rappresentano uno sfogo che, in fondo, costituisce il segno di un legame millenario tra l’uomo e i suoi amici a quattro zampe.
Troviamo che la Pet Therapy (il nome in americano si riferisce genericamente a un animale domestico come un cane, un gatto, un cavallo, un coniglio, un uccellino) ha valide motivazioni per offrire un forte contributo a chi è in difficoltà per ragioni di salute. Diffusasi da alcuni decenni negli USA e poi apprezzata in tutto il mondo, riesce a collegare con un profondo legame emotivo uomo e animale.
Afferma una gentile signora <Ho una coppia di gattini che quando mi vedono si scatenano: saltano, si arrampicano sulla spalliera dei divani. Un carosello che mi distende i nervi>.

La Pet Therapy viene praticata in diverse realtà ambientali: ospedali, cliniche private, centri di pediatria. Per i bambini può rivelarsi un toccasana. Ma non solo per loro. Ci sono corsi specifici di apprendimento e, tra i tanti, uno è tenuto dalla Polizia di Stato. Un panorama ampio, che si può distinguere tra attività più o meno professionali e semplici approfondimenti personali.
Naturalmente, la Pet Therapy può solo fiancheggiare iniziative cliniche e partecipare alla battaglia che tanti pazienti devono affrontare ogni giorno.
La psiconcologia e le cure palliative hanno un altro spessore, ma anche un gattino o un cagnetto può regalare una stretta di mano (leggi zampa).