Le infermiere, una storia esemplare - Parte Prima
LA STORIA
In questo Articolo
Parte Prima
Gli angeli dell’assistenza
hanno percorso 200 anni
di cammino difficile e oscuro.
Decisivo l’apporto da metà 800
di Florence Nightingale
Di: Ernesto Bodini
La capacità tipicamente femminile di occuparsi degli altri, di prestare loro cure ed assistenza, ha coinvolto nei secoli donne di ogni ceto e estrazione sociale: dalle contadine alle religiose, dalle nobili alle scienziate. In tutte le tradizioni e le culture la storia dell’assistenza ha origini con le donne e da loro passa poi agli uomini.
Del resto è sempre stata la donna ad occuparsi dell’assistenza: come madre dei propri figli, come moglie nei confronti della famiglia, come infermiera nei confronti della comunità. Le donne hanno sempre fatto propria la tendenza a nutrire il corpo e lo spirito. L’assistenza ha avuto una radice comune: la saggezza popolare, caratterizzata dalla profonda conoscenza della natura e dei suoi cicli e dalla corretta interpretazione dei segni e sintomi ancor prima che questi fossero analizzati e spiegati dal sapere dei dotti accademici. Il sapere di queste donne, qualunque fossero le loro origini sociali e/o economiche, ha contribuito ad incrementare l’evoluzione della professione infermieristica, con il riconoscimento dell’autonomia professionale e del percorso universitario, raggiungendo “onorevolmente” l’importanza che ha sempre meritato, ma senza prescindere da quello che sta alla base dell’essere una helping profession (professione di aiuto). È quindi giusto rievocare, sia pur brevemente, le più profonde radici e ripercorrere il travagliato cammino al fine di comprenderne non solo il lato tecnico e teorico di una professione sempre più complessa e impegnativa, ma soprattutto quello umano, quello che ogni giorno ci fa incontrare e conoscere persone diverse, con culture forse differenti dalle nostre, ma sicuramente tutte vicine ai nostri bisogni…
La storia della moderna scienza infermieristica, il nursing, come è concepita oggi con la sua ricchezza culturale, di modelli teorico-concettuali scientificamente definiti, è una storia relativamente recente se paragonata al percorso di altre discipline che, nel campo della salute e di altri ambiti professionali, si sono da molto tempo affermate e le cui immagini e valenze sono di notevole prestigio e riconoscimento sociale, e ancora più recente è da intendersi se intesa come oggetto di studio ed applicazione professionale quotidiana, volta a prendersi cura del paziente, ma anche al miglioramento delle relative tecniche attraverso la ricerca e il confronto con altre professionalità, come pure meritate conquiste nell’ambito della dirigenza, dell’organizzazione e della formazione. Ma è noto che la professione infermieristica ha radici ben più remote il cui “esordio” avviene con la donna, primo operatore dell’assistenza in tutte le sue sfumature, ovunque presente nella società e in qualunque contesto culturale e di etnia, un lungo percorso, travagliato e faticoso, offuscato da stereotipi e luoghi comuni quasi a voler relegare questa professione in un mondo confuso fatto di termini, immagini o rappresentazioni distorte. Una storia vissuta in condizioni di povertà o benessere diffuso, in tempo di pace o di guerra, di regime o di democrazia, in situazioni talvolta ostili e di conflittualità sociale e di valori, ma anche di riconoscimento sovente negato, se non anche di strumentalizzazione. Una storia che non ha conosciuto interruzioni, costruita quasi sempre da “semplici” donne e uomini il cui unico scopo, oggi, come allora, è quello di aiuto alla persona ancora prima che di cura della malattia, e ciò indipendentemente dalla motivazione che li porta a questa scelta professionale, sia essa caritativa e religiosa o laico e solidaristica.
La loro formazione professionale fatta di competente sapere disciplinare e culturale vede oggi sempre più valorizzato quel saper divenire, caratteristica di natura educativa dell’infermiere, attraverso le prime nomine di Professori Associati in Scienze Infermieristiche, titolo accademico oggi sempre più in “auge”, che rappresenta (se ben meritato) il loro punto di arrivo, con onori ed oneri. Un passaggio storico, più che una vera e propria evoluzione forse non prevedibile, ma sicuramente… inevitabile.Se queste sono le considerazioni di un excursus storico è forse utile rievocarne le tappe più significative. La rivisitazione del passato consente di illuminare le ragioni storiche che pesano sul ruolo svolto dalla donna nella nascita, nello sviluppo e nell’affermazione infermieristica come comunemente intesa. La storia di ciò che si vuol definire convenzionalmente oggi, come assistenza infermieristica, risale alle civiltà mesopotamiche o egiziane per continuare attraverso i secoli. Una forma di assistenza infermieristica non formalizzata è probabilmente sempre esistita ed è stata prestata essenzialmente dalle donne. Erano infermiere le levatrici, che senza aver studiato l’anatomia della donna e della gravidanza, fin dai tempi degli Egizi e dei Greci facevano nascere i bambini nelle case: sono le prime ostetriche della storia, in epoche in cui la mortalità infantile era molto elevata e le condizioni igieniche scarse e, che per questo, nei periodi di repressione della donna e di paura come il Medio Evo, dovettero affrontare condanne e roghi quando qualcosa andava storto. Erano da ritenersi infermiere le guaritrici delle nostre campagne o dei paesi di montagna, dove l’accesso alle strutture sanitarie era difficile troppo distante dalle mura domestiche. Con i valetudinaria romani si ha la prima forma rudimentale conosciuta di assistenza organizzata. Ed è grazie all’avvento del Cristianesimo improntato al soccorso caritatevole verso bisognosi e infermi, che sorgono i primi ospedali che inizialmente non si occuperanno di assistere i malati, ma per molto tempo accoglieranno un’intera umanità derelitta: orfani, vagabondi, alienati, etc. Va comunque sottolineato che nei confronti degli infermi prevalga, sull’aspetto curativo, quello caritatevole.