In Guerra o in Viaggio?
Sul sito della Società Italiana di Cure Palliative (www.sicp.it) viene riportato il resoconto di un’interessante ricerca pubblicata l’anno scorso su BMJ Supportive & Palliative Care sulle metafore linguistiche utilizzate dai Curanti, dai Pazienti e dai familiari e amici, nell’approccio alla malattia oncologica e alle cure.
Da una parte, temi di “combattimento” (è una battaglia... è una lotta... combattere insieme, contro il “nemico”... è una “bomba ad orologeria”...), dall’altra comunicazioni più “soft” incentrate sui temi del “viaggio” (...è un “percorso”... la vita “prosegue”... si vive con un “ospite”... la malattia è un “cammino”...).
Dallo studio emergono con equilibrio i “pro” e i “contro” di questi diversi atteggiamenti.
Le metafore più “aggressive” utilizzate da parte dei pazienti possono in certe fasi contribuire ad una atteggiamento più determinato e positivo, ma quando usate in eccesso dai Curanti o dalle persone circostanti possono diventare controproducenti in quanto “attribuire dall’esterno il ruolo di combattente ad un paziente può essere particolarmente dannoso, perché suggerisce che chi rifiuta o perde la battaglia contro il cancro manca di determinazione e di fibra morale”, inducendo involontariamente il pensiero che “è colpa mia” se la mia malattia va male. L’estremo di questo atteggiamento sono alcune teorie che vedono la guarigione come percorso esclusivamente legato alla forza di volontà e alla ricerca di un equilibrio interiore, senza alcun fondamento scientifico, né nell’Oncologia, né nella Psico-oncologia. Purtroppo ne vediamo spesso, nella pratica quotidiana, gli effetti deleteri (rifiuto delle cure, colpevolizzazione negli insuccessi).
D’altra parte, le metafore del “viaggio” sono positive quando sottolineano che il percorso non si fa da soli, ma accompagnati da una “rete” che guida e protegge. Però “possono anche esprimere una mancanza di accettazione o di controllo della propria situazione”.
La conclusione non stupisce: sono necessari sempre personalizzazione e comunicazione, nell’imprescindibile rapporto fra medico e paziente. Senza “frasi fatte” e atteggiamenti buoni per tutte le occasioni, ma nell’incontro quotidiano fra persone uniche che si trovano a fare “un pezzo di strada insieme”, mettendo in comune forze, energie, voglia di lottare per un obiettivo comune. Perché -come diceva Gigi Ghirotti- “ciò che più conta, nella malattia, è non sentirsi soli”.
Riferimenti
Semino E, et al.: “The online use of Violence and Journey metaphors by patients with cancer, as compared with health professionals: a mixed methods study” BMJ Supportive & Palliative Care 2015;0:1–7.