I Quadretti - Un "portasigarette"... allunga la vita
IL QUADRETTO
Di: Gianni Romeo
La storia di Bruno Segre,
104 anni, che racconta
quando fuggì dal carcere
e la pallottola destinata a lui
fu deviata dal regalo
della mamma.
L’occasione di un viaggio in auto con un Grande Vecchio, ve lo assicuro, è stata un bel regalo della sorte. Lui, nome Bruno Segre, entra subito in tema: perché ti stupisci dei miei 104 anni? Li compirò ai primi di settembre a dire il vero, una donna forse direbbe 103 o magari 100 che è una cifra tonda, ad effetto, ma quale differenza fa? Gli anni sono quelli che senti dentro, nella testa e nel cuore, nei ricordi, come hai riempito la valigia nel tuo viaggio, altrimenti sono un numero vuoto. Questo e altro mi dice, porta quel suo “contenitore” taglia 104 senza mostrare fatica. Scopri che ci trovi dentro un partigiano, un giornalista, un avvocato, un politico, un leader dei diritti civili…
La meta è Dronero, provincia di Cuneo, un pilota attento e veloce il giusto come Massimo ci porta a un appuntamento con la storia. Si va all’intitolazione di una piazzetta gentile nella cittadina che resterà per sempre quella di Giovanni Giolitti ma diventa un po’ anche quella Monetti, ingegnere, ha molto tempo libero dice lui, perciò oltre a fare il docente al Politecnico torinese e seguire altre attività professionali, si è inventato una nicchia dove la cultura sta trovando bella accoglienza.
Chi più fa più trova tempo per fare, quel detto non invecchia. Alessandro figlio di Massimo, brillante laureato in filosofia, divoratore di libri, un giorno dice a papà: lo sai, Giorgio Bocca era nato a Cuneo, ha percorso la via del giornalismo come un missile, dal Giorno è andato a fondare Repubblica con Scalfari, ma molto prima aveva fatto nella nostra Val Maira, proprio sopra Dronero, la guerra partigiana. Perché nessuno qui lo ricorda?
Detto fatto. Ecco perché alla vigilia del 25 Aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal nazismo, quell’auto viaggia verso Dronero con un passeggero di tutto riguardo: Bruno Segre, l’ultimo prezioso testimone oculare del tempo che fu. Soltanto lui è in grado di raccontare il primo Giorgio Bocca, il giovanotto che a 23 anni , parliamo del 1943, faceva il pendolare fra le valli gemelle Grana e Maira, aveva incrociato altri ragazzi troppo presto adulti come Segre, insieme avevano imbracciato lo Sten, avevano diviso la paura e la fame… Bruno è onesto nel raccontare, corregge, dice di aver sparato ben poco, aveva preferito un’arma meno pericolosa come la penna perché il suo compito nella Prima Divisione di Giustizia e Libertà, GL, era di tenere il diario degli eventi.
Bocca era ardito e spericolato, dice Bruno, un duro come ha dimostrato poi nel giornalismo non facendo sconti a nessuno. Nel viaggio, Segre chiede a Massimo di fare una deviazione verso Castelletto di Busca dove la sua famiglia era sfollata in quei giorni bui. <Stavano in una graziosa villa nella campagna, qualche volta di notte scendevo dai monti e mi rifugiavo a prendere fiato e qualche buona cibaria…>. Ma quella villetta non c’è più. Il mondo divora anche i ricordi, le culture intensive non hanno pietà.
Cerimonia rapida a Dronero, Nicoletta figlia di Giorgio Bocca al fianco di Segre, pioggia, ombrelli, atmosfera giusta per rievocare un periodo grigio che il Grande Vecchio descrive senza dare spazio alla commozione. Si torna a Torino, Bruno apre un altro po’ del suo bagaglio. Lasciate le valli del Cuneese torna a Torino, nel 1944 lo arrestano, viene chiuso nelle carceri Nuove. Tenta di fuggire, la Guardia Repubblicana spara, ma il portasigarette in solido metallo regalato dalla mamma è nel taschino giusto e devia il colpo. <I segreti per invecchiare? Prima di tutto ci vuole fortuna, tanta. Ma anche una gran voglia di vivere>.
È estroverso, sfacciato il giusto nel dopoguerra, adatto a fare il giornalista. Alla vigilia del referendum istituzionale incontra casualmente in Piazza Castello il Re di Maggio, Umberto II°, e gli chiede: lei voterà monarchia o repubblica? Il re gli volta le spalle indignato… Trent’anni dopo Segre è in primissima fila nella battaglia del divorzio e ne inventa una delle sue. Affitta un piccolo aereo, alla vigilia delle elezioni inonda Torino di manifestini: <Il divorzio non viene dal cielo ma dal vostro voto, torinesi>…
Troppo corto un viaggio da Dronero a Torino per sfogliare tanti capitoli.
Si arriva. Scende, ci indica la sua auto posteggiata davanti a casa: <È un po’ vecchiotta, ma va ancora>. Ci guardiamo stupiti: guida ancora l’auto a 104 anni? Sì, ma da un po’ di tempo soltanto in città…