I Quadretti - Giù le mani dal nostro vino...
IL QUADRETTO
Di: Gianni Romeo
La bevanda è vecchia
come il mondo.
Quando otto o diecimila anni fa
un nostro parente alla lontana
spremette un acino
capì di avere scoperto l’oro.
Prima di scrivere le righe che qualcuno ora avrà pure la pazienza di leggere mi devo fare coraggio.
Scendo nella mia modesta cantinetta a fare l’esame delle etichette. Mezzo bicchiere di una barbera del Monferrato un po’ mossa può andare bene, che dite? Uno sguardo rapido mi conferma che la casa è deserta. Giù un sorso.
Le precauzioni sono necessarie, dall’Irlanda è arrivato un avvertimento minaccioso, il vino nuoce alla salute.
Forse all’Unione Europea già si sta accendendo il dibattito, è ora di segnalare il pericolo con un teschio o un cappio sulle confezioni per mettere in guardia gli incauti.
Finalmente scrivo, quel goccio di barbera mi ha dato la scossa. E rifletto sul mondo che ci siamo costruiti, dove uno degli argomenti più gettonati ormai è studiare il modo migliore per rovinare la vita ai poveri umani. Salgono le temperature, il livello del mare cresce, si sciolgono i ghiacciai, il Covid sta andando a quel paese ma già ci avvertono che le prossime epidemie saranno peggio. E in ogni caso ci penserà l’inquinamento delle città a dare il colpo di grazia.
Se qualcuno alza un dito, prova a dire scusate ma non è il riscaldamento invernale la prima causa dello smog? Viene sbeffeggiato, applaude soltanto Greta ma non l’ascolta più nessuno ormai.
E poi c’è il vino. Intendiamoci, il problema è ancora in coda anche se noti esperti italiani si sono già affrettati a dire la loro, uno fotografato malauguratamente per lui (lei) con un calice colmo. C’è da risolvere il problema di bovini e associati, è vero che sono ben educati fin dalla nascita a nutrirsi solo di erbacei, poi però succhiano ossigeno in quantità esagerata e alimentano l’anidride carbonica. Meglio i pesci, dicono i nutrizionisti, poi andranno loro a tenere d’occhio le navi che ogni anno riversano tonnellate di petrolio nel mare e a ricordare che anche i pesci hanno (avrebbero) i loro diritti? Per fortuna c’è chi pensa a tutto, a Torino ora un geniaccio offre a costo accettabile la frittata di grilli, una bella soluzione al problema. Loro, i grilli, non sono ancora stati avvertiti, ora dovremo trovare dei sostituti all’altezza che vadano a caccia degli insetti nocivi. Ma, si sa, al giorno d’oggi ogni problema trova soluzioni facili senza pensare che creerà un problema successivo.
E con il vino come la mettiamo? La bevanda è vecchia come il mondo, quando otto o diecimila anni fa un nostro parente alla lontana spremette un acino capì di avere l’oro. Persino gli dei, che non si facevano mancare niente, elessero questo nettare a loro bevanda ufficiale e nominarono portavoce un certo Dioniso, nell’antica Grecia non esisteva ancora il mestiere dell’influencer... Qualcuno si è chiesto dov’è nata la bufala irlandese? Questa alzata di scudi, non di gomito, parte dal fatto che l’Irlanda ha avuto una presa di coscienza: l’Inghilterra, eterna nemica, si è messa a produrre vino. Il cambiamento climatico con temperature più morbide, addirittura nel Dorset e nel Devon la composizione del terreno calcareo che promette champagne di qualità minacciano di relegare al passato la civiltà dell’orzo e del luppolo. E in Irlanda un dispettuccio agli inglesi si fa sempre volentieri…
Quindi, qualche concreta speranza per il futuro del vino esiste. Con buona pace dei pensionati che potranno giocarsi ancora il quartino di rosso nelle loro accanite partite a scopone.
Alziamo i calici color rubino alla salute della Terra che ci ospita generosa e chiede in cambio pace e serenità.