2016 Lettera a Specchio dei Tempi
«E così, grazie ad un monologo finora incredibilmente senza contraddittorio, si sono di nuovo accesi i riflettori sui “malati terminali”. «E così, telespettatori e lettori distratti hanno scoperto la nuova frontiera di civiltà: i viaggi in Svizzera per l’eutanasia.
«Ma date parola, almeno una parola, alle migliaia e migliaia di famiglie i cui congiunti, almeno negli ultimi 30 anni, sono stati seguiti dalle cure palliative. Ai malati e alle loro famiglie che anche oggi, a casa o in hospice, ricevono assistenza, cura, accompagnamento, calore umano, reciprocità.
«Date voce ai malati che sono morti dignitosamente e senza dolore nella propria casa o in hospice, trovando (a volte nelle ultime settimane o negli ultimi giorni) spazi di vita anche alla fine della vita... Alcuni, li abbiamo conosciuti, giunti in hospice – di cui ignoravano l’esistenza – solo perché gratuito, essendo troppo caro il “viaggio in Svizzera”. E quanto sono state preziose – per loro e per noi – quelle ultime settimane, sorprendenti e inattese.
«Date voce ai malati che hanno potuto condividere con i curanti e le famiglie la scelta della sedazione palliativa, che non è eutanasia!
«Date voce al dibattito che in Francia, in Germania, nel Regno Unito ha portato a scelte condivise, di civiltà, di accompagnamento ai morenti senza ucciderli anzi tempo.
«Date voce a chi – nelle cure palliative – lavora da anni e e anni, a domicilio, negli hospice, negli ospedali, incontrando ogni giorno incredibili “storie” di umanità, e si batte quotidianamente perché la legge venga attuata, garantendo il diritto alle cure palliative come diritto civile e universale. Diritto ancora in gran parte negato.
«Ridate voce a Gigi Ghirotti, ad Anna Lisa Russo... che sono stati e sono voce di chi non ha voce, e hanno potuto esserlo grazie anche a La Stampa.
Ferdinando Garetto, Medico Cure Palliative