Alcol e cancro

LO STUDIO
L’alcol
è riconosciuto
come sostanza cancerogena
dagli anni ’50
del secolo scorso,
anche se bere
una quantità giornaliera
moderata di alcol
non sembra essere pericoloso.
Di: Alessandro Comandone
Sc Oncologia ASL città di Torino. Accademia di Medicina Torino
Tiziana Comandone
Farmacia Ospedaliera Ospedale Mauriziano Torino
RIASSUNTO
L’alcol è riconosciuto come sostanza cancerogena dagli anni ’50 del secolo scorso. L’azione può essere di cancerogeno diretto non come alcol etilico, ma come metaboliti di primo e secondo livello quali acetaldeide e acetato.
Ma esistono anche azioni indirette mediate dal sinergismo con altri cancerogeni (benzopireni presenti nei cibi, catrami e prodotti della combustione del fumo di sigaretta) che vengono sciolti dall’alcol penetrando nei tessuti bersaglio. Ancora diversa è l’azione legata alla trasformazione del microbiota intestinale da alcol con predisposizione ai tumori del colon o alla iperproduzione di estrogeni ectopici per aumento dell’attività dell’aromatasi, responsabili di tumori della mammella.

L’epidemiologia dei tumori da alcol è dunque molto ampia: coinvolge gli organi digestivi alti (cavità orale, orofaringe, ipofaringe, laringe) l’esofago cervicale e toracico, il fegato (in associazione a epatiti da virus o da aflatossine), il pancreas e la mammella.
La cancerogenicità da alcol è legata al profilo clinico e genetico del paziente, alla dose quotidiana di alcol assunto, dagli anni di assunzione e dalla concentrazione alcolica delle bevande normalmente assunte. Seguendo le indicazioni dell’OMS bere una quantità giornaliera moderata di alcol (125 cc di bevanda è equivalente a 30 g/die) non sembra essere pericoloso. Vanno invece evitati gli eccessi e gli abusi.
ABSTRACT
Alcohol is well known cancerogenic agent, not as a direct agent (ethylic alcohol is not carcinogenic) but as a metabolic derivate (acetaldehyde and acetate). Many different actions are recognised: synergism of alcohol with cigarette smoking products as benzopyrene; the interaction with procancerogenic agents in foods as aphlatoxins, increased action of hepatitis viruses, augmented production of estrogens from the aromatase producing tissues. Many cancers are related to alcohol consumption: head and neck cancers, oesophageal tumours, liver and pancreatic carcinomas, breast cancer. Alcohol can determine cancers promotion in reason of the daily dose, the alcohol concentration, the years of drinking. A daily quantity of 30g is accepted by WHO as normal diet introduction in an adulthood without comorbidities.
INTRODUZIONE
Dagli anni 1950 è stato riconosciuto un rapporto causale tra consumo di alcol e cancro. Gli organi più predisposti a una trasformazione oncologica dopo consumo eccessivo di alcol sono la cavità orale, il faringe, l’esofago, il fegato, il colon retto e le mammelle. (1,2)

In questo nostro articolo cercheremo di spiegare l’eziopatogenesi dei tumori secondari all’uso dell’alcol e descriveremo i tumori più comunemente correlati all’impiego degli alcolici. (1, 2, 3, 4)
SUSCETTIBILITÀ GENETICA E METABOLISMO DELL’ALCOL
Per alcol intendiamo dal punto di vista chimico una molecola formata da uno o più gruppi ossidrilici legati ad un radicale alchilico. L’alcol etilico che è l’alcol commestibile per eccellenza, si ottiene da sostanze organiche (uva, cereali, agave, bacche, etc.) fermentate. Molte evidenze scientifiche dimostrano che il rischio di cancro è non solo determinato dalla sostanza chimica ma anche dalle varianti genetiche implicate nel suo metabolismo. Dunque, l’effetto cancerogeno è causato dal profilo genetico del bevitore, dal tipo di bevanda alcolica assunta, dalla quantità di alcol contenuto in 100ml della bevanda, dalla quantità quotidiana di alcol introdotto, dal tempo di esposizione all’assunzione di alcol, dai fattori dietetici o voluttuari concomitanti.
Va poi ricordato come la concentrazione percentuale di alcol in una bevanda gioca un ruolo molto importante: i superalcolici contengono una percentuale di alcol doppia per 100 cc
rispetto ad uguale quantità di vino. (1, 2, 3, 4, 6)

I geni coinvolti nel metabolismo dell’alcol sono l’alcol deidrogenasi (ADH), che sintetizza una famiglia di enzimi responsabili del metabolismo dell’etanolo in acetaldeide.
Il passaggio successivo è la trasformazione dell’acetaldeide ad acetato per mezzo dell’aldeide deidrogenasi (ALDH).
I due enzimi chiave del metabolismo ADH e ALDH sono espressioni di una famiglia di geni che possono variare da individuo ad individuo per concentrazione, potenza di espressione e polimorfismi. (1, 3, 7)
ADH ha numerosi polimorfismi, ad esempio: ADH1B*2 posizionato sul cromosoma 4 è responsabile del rapido metabolismo dell’alcol. (1, 3, 7)
ADH1C*1 aumenta l’ossidazione dell’etanolo di 2-5 volte rispetto ad ADH1C*2 e ulteriormente ADH1B* e ADH1B*3 aumentano i processi ossidativi rispettivamente di 40 e 90 volte.
ADH1B*1 si correla al cancro esofageo nelle popolazioni asiatiche, ma non nelle popolazioni caucasiche. Al contrario, negli europei il polimorfismo di ADH1C sembra avere un effetto protettivo nei confronti dei tumori della testa e del collo (cavità orale, faringe, laringe, esofago, cervicale). Per quanto riguarda l’aldeide deidrogenasi (ALDH) nelle popolazioni orientali il polimorfismo ALDH2*2 si correla fortemente con l’insorgenza di cancro della laringe e faringe. Altro polimorfismo coinvolto è CYP2E1 che ossida l’etanolo in acetaldeide e contemporaneamente attiva i procancerogeni presenti nel tabacco come le nitrosamine, determinando un’azione moltiplicativa tra alcol e fumo. (1, 3, 7, 8)