Il punto di A. Comandone sugli indicatori circolanti nel sangue
L'ANALISI
La "girandola"
dei marcatori tumorali
da quelli di antica data,
ancora validi,
agli sviluppi
della biopsia liquida
Di: Alessandro Comandone
I marcatori tumorali (MT) o indicatori biologici di malattia sono sostanze prodotte direttamente dalle cellule neoplastiche o dai tessuti dell’organismo come reazione all’invasione tumorale. Vengono interpretati come un segnale generale dell’esistenza e dello sviluppo di una neoplasia.
I marcatori tumorali possono essere isolati nel sangue, nei fluidi organici quali versamenti peritoneali e pleurici e nei tessuti.
In questo breve articolo parliamo solamente dei marcatori circolanti nel sangue perché sono i più comunemente usati e meglio conosciuti dai medici e dai pazienti. Nel corso dei decenni dal 1930 ad oggi sono state identificati decine di marcatori tumorali, ma solo alcuni si sono rivelati utili perché correlati più direttamente alla crescita tumorale. Nessuno purtroppo è esclusivo del tumore e può darci un profilo completo della situazione di malattia.
Le sostanze ad oggi più utilizzate come MT circolanti sono le seguenti:
- Marcatori prodotti a livello fetale e che tornano a manifestarsi con la comparsa di un tumore quale CEA e alfa-feto proteina.
- Prodotti di differenziazione di uno specifico tessuto quale βeta HCG e PSA
- Marcatori enzimatici: fosfatasi alcalina, neuroenolasi, lattato deidrogenasi, fosfatasi acida
- Marcatori che esprimono mucine quali GICA, Ca125, Ca 15.3
- Proteine normali ma iperespresse in caso di tumori quali Di Dimero, calcitonina e tireoglobulina
- Ormoni prodotti fuori delle ghiandole di competenza per un’attività ormonale anomala causata dal tumore come ACTH, paratormone, ormone antidiuretico.
Tutte queste sostanze furono scoperte e studiate in tempi non recenti. Ad esempio il CEA fu scoperto nei tumori del colon nel 1965, il PSA nei tumori della prostata nel 1979, il Ca15-3 nei tumori della mammella nel 1979. Contrariamente a quanto si ritiene, non tutti i tumori producono marcatori: ad esempio i sarcomi non ne hanno, lo stesso i tumori cerebrali, come pure quelli della lingua, del faringe e della laringe.
Un marcatore ideale dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:
- Essere espresso solo da un tipo specifico di tumore (invece ad esempio il CEA è prodotto dai tumori del colon, dello stomaco, del polmone e della mammella)
- Avere una stretta correlazione con la cinetica del tumore: dovrebbe essere manifestato solo quando il tumore è presente e si sta replicando e invece dovrebbe non essere prodotto in assenza di neoplasia.
- Dovrebbe avere una correlazione con il volume del tumore, ma dovrebbe emergere sin dai primi momenti di crescita della neoplasia. Invece in generale una neoplasia in fase iniziale non esprime marcatori, mentre in genere i valori circolanti del MT sono generalmente elevati nelle malattie in fase più tardiva.
- Il valore del MT dovrebbe correlarsi alle risposte del tumore alla terapia. Questo è vero in molti casi ma non sempre. In generale comunque un tumore che diminuisce o scompare per opera della chemioterapia, riduce o annulla la produzione di MT.
Il MT dovrebbe essere utile nello screening di popolazione. In pratica sarebbe auspicabile avere dei marcatori sierici che nella popolazione asintomatica rivelassero l’iniziale sviluppo del tumore. In questo modo eviteremmo esami con radiazioni ionizzanti come le mammografie o invasivi come la colonscopia. Purtroppo, come già detto, i marcatori nella fase iniziale della malattia sono inaffidabili e dunque non proponibili nello screening e nella diagnosi precoce.
Quando sono dunque applicati in modo utile e corretto gli MT?
I due usi più consolidati sono certamente nel monitoraggio della terapia, con tutti i limiti già espressi, e nel follow up. Nel monitoraggio in genere il MT aiuta a comprendere se una cura stia funzionando o meno, ma nel modo più assoluto la nostra decisione sull’efficacia della stessa non deve essere basata solo sull’MT circolante.
CONTINUA...