Il carcinoma di Merkel un Tumore Raro
LA RICERCA
Descritto
per la prima volta
nel 1976
è un Tumore Raro
dove la ricerca
ha portato
dei concreti progressi
Di: Alessandro Comandone - Antonella Boglione
Il carcinoma di Merkel (CM) è un tumore raro della cute descritto per la prima volta nel 1976 e che si presume origini dalle cellule di Merkel della pelle.
Queste cellule sono dette anche cellule epiteliali tattili e sono essenziali per la sensazione tattile soprattutto di lieve entità. Sono distribuite su tutta la pelle, ma si concentrano soprattutto a livello dei polpastrelli delle dita delle mani e di piedi. Sono cellule di origine nervosa e questo spiega alcuni comportamenti caratteristici quando la cellula di Merkel va incontro a degenerazione maligna.
Recenti studi correlano la nascita e lo sviluppo del tumore con il Virus del Polioma che inserisce alcuni tratti del suo genoma in quello normale delle cellule di Merkel determinandone la cancerizzazione. Il genoma virale o gli anticorpi contro questo genoma sono ritrovati in oltre l’80% dei malati sottoposti a questi specifici esami.
Stato immunocompromesso del Paziente e iper esposizione ai raggi ultravioletti (UV) sono altre due cause ben riconosciute.
La chirurgia a margini ampi è la terapia fondamentale, ma in caso di malattia diffusa ai linfonodi o in organi viscerali profondi, la prognosi peggiora e può diventare molto severa.
Dal punto di vista epidemiologico il CM ha una incidenza di 0,13 casi/ anno ogni 100.000 abitanti. Pertanto la definizione di Tumore Raro si addice perfettamente.
Alcune aree geografiche sembrano più colpite quali Francia dell’Est, Scozia e Australia, ma per quanto riguarda la tipologia di malato rileviamo come i soggetti anziani, iperesposti nel corso della vita ai raggi UV e immunocompromessi sono i più suscettibili a manifestare questa malattia. Per immunocompromessi intendiamo Malati con altri tipi di tumore, soprattutto ematologici, con malattie croniche debilitanti: diabete, insufficienza renale, trapiantati, pazienti HIV positivi Pazienti sottoposti a lunghe cure con cortisonici o immunomodulanti.
Le caratteristiche macroscopiche non sono tipiche o esclusive del CM: infatti il tumore si presenta come un nodulo rosso violaceo a livello della cute, talora ulcerato.
Tale aspetto è condiviso da molte altre proliferazioni benigne o maligne della cute: dermatofibromi, granulomi, epiteliomi, linfomi, più raramente melanomi, metastasi di carcinomi di altra origine (polmone, mammella, rene).
Dopo una accurata visita clinica e ispettiva della cute per escludere la presenza di altre lesioni simili, la biopsia si rende assolutamente indispensabile.
Al microscopio si riconoscono tre tipi di cellule nella compagine del tessuto del CM: Piccole cellule, che definisce la forma più aggressiva; cellule trabecolate e infine la forma con entrambi i tipi cellulari.
Non vi sono caratteristiche biomolecolari che permettano la diagnosi certa di CM. Infatti la presenza di marcatori immunoistochimici come CK20 o TTF1 non è presente in tutti i CM e può essere presente in altri tumori cutanei.
Pertanto la diagnosi si basa su un insieme di elementi: l’aspetto clinico prima della asportazione, le caratteristiche delle cellule all’indagine morfologica e l’immunoistochimica. Come già detto, del tutto recentemente si è aggiunta la diagnosi genetica alla ricerca di sequenze di DNA appartenente al virus del Polioma che permette una diagnosi di altissima probabilità.
Talora gli Anatomo Patologi concludono il loro lavoro con la diagnosi di carcinoma neuroendocrino in sede cutanea che è un sinonimo di CM.
Nello stesso esame istologico debbono essere riportate altre caratteristiche che saranno molto utili per decidere i successivi passi terapeutici: le dimensioni del nodulo tumorale, lo spessore della lesione, il numero di mitosi (cellule in replicazione per mmq di tessuto), l’invasione dei piccoli vasi sanguigni o linfatici, l’estensione ai tessuti circostanti / cartilagini e ossa soprattutto), lo stato dei margini vicini alla neoplasia asportata.
In caso di CM spesso o con i margini sani troppo esigui, l’ampliamento dell’intervento con l’asportazione del linfonodo sentinella dell’area più prossima alla sede del tumore, è indispensabile.
Ottenuta la diagnosi istologica è necessario discutere il caso in gruppo polidisciplinare che includa il chirurgo, il dermatologo, l’oncologo, l’anatomopatologo, il radiologo e il radioterapista.
La stadiazione, cioè la valutazione di tutto l’organismo per escludere o diagnosticare la presenza di metastasi include la TAC del cranio, del torace e dell’addome a cui si può associare la scintigrafia ossea.
La PET TC è ritenuto esame di secondo livello, soprattutto per escludere metastasi ai linfonodi profondi.
Le decisioni terapeutiche successive sono frutto della discussione pluridisciplinare e si differenziano a seconda della estensione (= stadio) di malattia.
Se la malattia si estende ai linfonodi locoregionali come ad esempio inguine o ascella, la dissezione di tali linfonodi è necessaria per riportare la malattia a intervento radicale.
Se invece sfortunatamente il CM è esteso ai visceri come polmoni, fegato, cervello o allo scheletro o ai linfonodi profondi del torace o dell’addome, la malattia è considerata in stadio IV e deve essere trattata con armi non chirurgiche.