Un ripasso della Storia in Medicina
LA STORIA
È sempre utile
e “doveroso”
ricordare i protagonisti,
come il dottor
Carl G. F. Wilhelm Flügge,
che per primo
ha scoperto i Droplets,
le classiche
micro goccioline emesse
dall’essere umano.
Di: Ernesto Bodini
Non so quanto le ultime generazioni di medici e studenti diano importanza alla Storia della Medicina, le cui origini si perdono nella notte dei tempi in un susseguirsi nei secoli di scoperte, vittorie e sconfitte, accumulando nel tempo notevoli progressi a beneficio dell’Umanità.
Il rievocarne le tappe, onorando i suoi protagonisti e i relativi contributi (in alcuni casi anche a prezzo della loro vita), credo che possa completare la formazione del futuro medico, almeno dal punto di vista culturale; come pure arricchirebbe la cultura degli storici e dei biografi.
In questo periodo di pandemia dovuta al Covid-19, molto si è scritto in lungo e in largo, ma ben poco si è fatto cenno a qualche passo storico in cui clinici e ricercatori, probabilmente perché poco noti, hanno reso “più evidenti” determinati aspetti di un processo medico e/o tecnico scientifico, e addirittura dando il loro nome ad una scoperta e alla relativa definizione.
È il caso, ad esempio, del dott. Carl Georg Friedrich Wilhelm Flügge (1847-1923, nella foto), il batteriologo e igienista tedesco, noto soprattutto per le ricerche sulla diffusione in ambiente dei microrganismi della cavità orale tramite tosse e starnuto, avendo teorizzato e scoperto le cosiddette “goccioline di Flügge”, ovvero le classiche micro gocce di saliva (vapor acqueo) in grado di rimanere sospese nell’aria e di veicolare, disperse in aerosol, agenti infettivi di molte malattie.
Questo suo contributo (che rientra tra gli epònimi, ossia di coloro che danno il proprio nome alla loro scoperta o prima descrizione della stessa) è stato fondamentale anche per la profilassi delle infezioni causate dai microrganismi, dando un importante impulso all’introduzione pratica delle mascherine igieniche spesso usate dai sanitari in sala operatoria e in altre attività mediche a rischio infezione, e oggi, da quando è in corso l’epidemia, anche il comune cittadino di molti Paesi ne fa uso (anche se ancora molti disattendono per ignoranza o per “insano” principio) per proteggere se stessi e la collettività. Le classiche “goccioline”, in gergo internazionale dette droplets, in campo epidemico sono rappresentate dalla saliva nebulizzata.
I droplets emessi tossendo, starnutendo o parlando, come spiegano gli igienisti, sono il veicolo di contagio del virus Sars-Cov-2 che, partendo da una persona malata, raggiunge bocca, naso od occhi di un soggetto suscettibile; e quando i droplets hanno un diametro superiore ai 5-10 micrometri (1 µm equivale ad un millesimo di millimetro), vengono chiamati “goccioline respiratorie”, quando invece il loro diametro è inferiore
ai 5 µm vengono definiti “nuclei di goccioline” o, in inglese, aerosol.
Seguendo la descrizione della Guida alla Fase 2 (Edizione Corriere della Sera) in merito ai comportamenti da tenersi in questo periodo pandemico, gli autori spiegano che le goccioline più grandi emesse con tosse o starnuti cadono a terra velocemente nelle immediate vicinanze della persona infetta, e per questa ragione la distanza di sicurezza è di almeno un metro. L’aerosol composto da goccioline più piccole, può restare sospeso nell’aria per alcuni minuti e raggiungere distanze maggiori: con uno starnuto fino a 8 metri. Inoltre, lungo la traiettoria, le goccioline si depositano o evaporano a velocità che dipende non solo dalle dimensioni, ma anche dal grado di turbolenza della nuvola che le trasporta e dalle proprietà dell’ambiente: temperatura, umidità e flusso d’aria dei sistemi di ventilazione o di controllo del clima. «Le dimensioni delle particelle e la distribuzione dei flussi nelle vie aeree – precisano gli esperti – consentono di prevedere in quale regione anatomica avverrà il deposito. In linea di massima, ad esempio, nell’uomo le particelle di diametro superiore a 10 µm sono intercettate a livello delle vie aeree superiori, quelle comprese fra 5 e 10 µm si depositano soprattutto fra la faringe e la VI diramazione bronchiale, quelle di 1-5 µm raggiungono e si depositano a livello delle diramazioni bronchiali più periferiche, quelle di diametro inferiore a 1 µm tendono a essere respirate». L’argomento meriterebbe ulteriori approfondimenti, ma per il profano sono sufficienti queste brevi informazioni, tenendo presente che ogni nozione scientifica, specie in campo medico, solitamente è frutto di progressi i cui artefici sono talvolta dimenticati; ma spetta anche noi divulgatori, e lettori, onorarne la memoria e tramandarne i meriti e la paternità.
Nel disegno, una dimostrazione a cura del dott. Flavio Caraglio, specialista in Igiene e Medicina Preventiva di Torino.