L'impatto dell'infezione da HCV nella gestione dei pazienti oncologici
L'INFORMAZIONE
Quando il problema
è doppio...
La situazione clinica,
La situazione clinica,
in questi casi, va trattata
con una gestione
pluridisciplinare
per offrire la migliore
garanzia di risultato
Di: Alessandro Comandone - Antonella Boglione
L’infezione cronica da HCV è una patologia di grande importanza nei malati oncologici. L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell'epatite C (HCV) e più morti per tumore primitivo al fegato. Si stima che il 3% degli italiani sia entrato in contatto con l'HCV e che i portatori cronici del virus siano circa 1,6 milioni, di cui 330 mila con cirrosi epatica. Tradotto in termini di vite umane, la cirrosi da epatite C e B (HBV) e le sue complicanze uccide ogni anno circa 12 mila italiani. A livello regionale il Sud è il più colpito: in Campania, Puglia e Calabria, per esempio, nella popolazione over 70 la prevalenza dell'Hcv supera addirittura il 20%. Evidenziando infine come da circa 20 anni il cancro sta diventando una malattia cronica grazie alle terapie di nuova generazione, è pressoché inevitabile che i due eventi si sovrappongano in una buona percentuale di casi. Scopo del nostro articolo è valutare le conseguenze di una terapia oncologica erogata in pazienti con infezione cronica da HCV, le conseguenze e le possibili precauzioni e terapie.
EPATOTOSSICITÀ DEI TRATTAMENTI ANTITUMORALI
La tossicità epatica da farmaci assume forme e gravità molto diverse. Infatti anche in pazienti oncologici non HCV+ si possono manifestare tossicità epatiche inattese talora molto gravi. Inoltre il malato di tumore quasi mai assume e pratica la sola terapia antiblastica, ma a seconda della necessità associa tali trattamenti a farmaci ancillari quali antiemetici, antibiotici o antivirali, antidolorifici, benzodiazepinici e farmaci antidepressivi. Vanno poi considerate le terapie complementari o alternative assunte autonomamente dal Paziente, spesso all’insaputa dell’Oncologo nella speranza di migliorare il risultato delle cure antitumorali.
In uno studio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) i pazienti oncologici con malattia in stadio avanzato assumono in media da 5 a 15 farmaci al giorno. È ovvio che tutto il metabolismo di queste molecole va per gran parte a carico del fegato, spesso esso stesso ammalato per la presenza di metastasi.
Se a questa evenienza definita in Farmacologia Clinica “polifarmacia” si associa la coesistenza di un danno da epatite cronica HCV correlata, comprendiamo come l’epatotossicità sia un evento sempre possibile.
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