Le infermiere, una storia esemplare - Parte Seconda
LA STORIA
In questo Articolo
Parte Seconda
La saggezza
di Florence Nightingale
“L’evoluzione
dell’assistenza sanitaria
in Italia e in Europa”
Di: Ernesto Bodini
Molto importante si rivelerà in Italia, ai fini di una modernizzazione delle concezioni assistenziali, prima di allora di quasi esclusivo monopolio concettuale del medico, l’introduzione del concetto di nursing e l’esperienza sviluppata in campo infermieristico nei Paesi anglosassoni. Il termine nursing, per definire l’assistenza infermieristica, in Italia viene introdotto soltanto agli inizi del XX secolo, sulla scorta della pubblicazione in Inghilterra del ben noto Notes on Nursing (1859), un libretto divenuto ben presto un bestseller tradotto in molte lingue, in cui la Nightingale dispensa consigli ai milioni di donne che sono responsabili della salute dei loro familiari. In Italia bisogna attendere il 1896, quando su iniziativa della principessa Adelaide Antici, viene istituita a Napoli la Scuola della “Croce Azzurra”, affidata all’infermiera Grace Baxter formatasi come tale all’università di John Hopkins di Baltimora. Nel 1864 Henry Dunant (1828-1919) fonda la Croce Rossa Internazionale (in occasione di una convenzione dove partecipano sedici Paesi), evidenziata con la stesura di un libro tanto da scuotere l’opinione pubblica. Nel 1901 riceverà il premio nobel per la pace, che devolve interamente alla Società fondata. Un corpo infermieri volontari che intervengono in caso di guerra o calamità naturali e che in tempo di pace si dedicano all’istruzione del personale sanitario e al trasporto degli infermi. All’inizio del ‘900 la condizione degli ospedali italiani è alquanto precaria: una visitatrice americana parlerà di «totale assenza di una vera e propria assistenza infermieristica». I progressi compiuti sotto l’aspetto diagnostico e terapeutico portano l’assistenza infermieristica a cercare di adeguarsi al nuovo clima scientifico e tecnologico.
Nel 1910 vengono fondate le Scuole Regina Elena presso l’ospedale civile di Trieste e il Policlinico Umberto I di Roma, che cercano di reclutare le allieve infermiere fra le signorine istruite della classe media; e successivamente altre Scuole vengono fondate dalle allieve della Nightingale. Sino a questo momento nel nostro Paese non vi sono ancora normative che stabiliscono regole e programmi, una “carenza” che pone l’esigenza di una tutela della categoria.Dopo numerose vicissitudini avviene la formale istituzione dell’Associazione “San Camillo De Lellis”, tra infermieri dell’ospedale San Marco sotto l’egida dell’Ufficio del Lavoro.
Il 15 agosto 1925 viene emanato il Regio Decreto Legge n. 1.832, convertito nella Legge n. 562 del 18/3/1926, in cui viene prevista l’istituzione delle Scuole Convitto professionali per infermiere, di durata triennale, a cui si può accedere con il titolo di quinta elementare. L’obiettivo di questa legge non è solo quello di formare adeguatamente personale di assistenza sanitaria ma, con la formazione dei quadri dirigenti dell’assistenza infermieristica, si prevede la sostituzione graduale dei posti di caposala con personale diplomato.
L’abilitazione alle funzioni direttive (caposala) prevede un certificato di abilitazione conseguibile con un anno di studi complementare, ma tale certificato è solo un titolo preferenziale in quanto non è considerato obbligatorio in ambito ospedaliero, mentre è considerato tale per ricoprire incarichi di direzione nelle scuole convitto. Tali scuole vengono istituite nel 1925. Nasce così la figura dell’assistente sanitaria. Il 29/7/1933 viene emanato il R.D. 1.703 per l’istituzione e l’organizzazione delle prime scuole e dei corsi per infermiere professionali e per assistenti sanitarie vigilatrici.
Le mansioni delle infermiere sono definite e regolamentate con il R.D. n. 1.310 del 2/5/1940, e nello stesso decreto sono istituiti i corsi per infermieri generici, figure di supporto alle infermiere professionali. Filo conduttore dei cambiamenti che avvengono in Italia è, purtroppo, a differenza di quanto accade in altri Paesi eticamente più evoluti, l’assoluta (o quasi) subordinazione [5] dell’infermiera al medico. Risvolto, questo, che per lungo tempo determinerà disguidi, incomprensioni e quant’altro in diverse realtà sia ospedaliere che sul territorio. Una vera e propria “rivoluzione infermieristica” che nel nostro Paese sarà patrocinata da Anna Celli, Amy Turton, Grace Baxter, Dorothy Snell, ed altrettanti nomi inglesi a testimonianza di quanto la svolta italiana debba all’esempio, alle idee e ai metodi della Nightingale.