Volontario o vero lavoratore che in troppi sottovalutano?
L'AIUTO
SOCIETÀ E MEDICINA
STANNO TRASFORMANDOSI
ED EMERGE
UNA NUOVA FIGURA:
IL CAREGIVER
Tra mille problemi e lacune,
un aiuto prezioso
per il paziente
costretto a curarsi in casa
Di: Davide Deangelis
Se considerassimo il concetto di società attraverso lo studio e le acquisizioni della biologia potremmo definirla come un organismo 'vivente', in continua evoluzione e dinamicamente in trasformazione. Un simile approccio, certamente non originale se ricordiamo la lezione meccanicistica di Spinoza ed Hobbes, o l’apologo di Menenio Agrippa narrato da Tito Livio, permetterebbe di comprendere il polimorfismo che caratterizza le diverse società nella storia e giustificare gli aspetti proteiformi che la contraddistinguono, in relazione alle concause che li determinano quali, scoperte scientifiche, tradizioni culturali ed antropologiche, valori religiosi e civili, vicende storiche, morfologia del territorio, etc.
L'attuale società occidentale, da cui ovviamente non si discosta la situazione italiana, appare reduce dal disagio prodotto dall'instabilità politica ed economica di fine secolo, sebbene percorsa dai venti positivistici dello sviluppo tecnologico e scientifico: aspetti, questi, che hanno concorso a promuovere atteggiamenti prestativi e ricercare l'efficientismo in ogni ambito, medicina compresa. In effetti, ogni mutamento sociale coinvolge, influenza e ispira diversi settori scientifici, campi di sapere e loro declinazioni, assorbendone a sua volta le novità e beneficiando delle scoperte.
Si pensi alla ricaduta sociale dell'immissione sul mercato di un nuovo farmaco o vaccino 'salvavita' come un antimalarico, o come alcune mode e comportamenti contribuiscano a favorire lo sviluppo di alcune specialità e promuovano l'uso di alcuni prodotti: è il caso del narcisismo edonista della nostra "società dell'immagine" che ha permesso la diffusione di cliniche per gli interventi di chirurgia estetica. Il sentimentalismo e l'emotivismo odierni, intendendo con tali termini il primato del sentire individuale difeso e ostentato sulle ragioni reali che inducono a scegliere ed agire, favoriscono le scaturigini di quella che è tecnicamente denominata "medicina dei desideri": ossia la ricerca, l'utilizzo e la crescita di tutte quelle attività e manovre atte a perfezionare l'esistenza, dal ritocco estetico agli integratori, dalle ‘pozioni’ antiossidanti a quelle anabolizzanti per incrementare il trofismo muscolare.
Siamo ormai lontani da quello che era lo statuto fondativo della medicina, cioè la guarigione dalle malattie e la cura dell'ammalato. Se i distretti sanitari prendono il nome di aziende e i pazienti vengono definiti cittadini, utenti o clienti, è legittimo sospettare che alcuni dei prodotti farmaceutici e delle attività mediche possano rivolgersi a persone ‘sane’ o comunque non immediatamente ed urgentemente prossime alle cure. Questo perchè è cambiato il concetto di salute, non più inteso come assenza di malattia, ma in senso biopsicosociale di benessere completo, globale. Tale ambiziosa definizione dell'OMS ha aperto il varco ad approcci alternativi alle terapie tradizionali che, sulla scorta di filosofie olistiche, proclami di complementarietà delle cure e virtuosi intenti integrativi di più specialisti, costituiscono, da un lato, una reazione alla parcellizzazione del sapere e della pratica medica tendente a scansionare e frammentare l'uomo in patologie d'organo, e dall'altro, un tentativo di ridurre la medicalizzazione ed evitare l'ospedalizzazione.
L'atomizzazione della popolazione, prodotta dall'avanzamento anagrafico, dall'inurbamento e dalla contrazione delle nascite e l'ultraspecializzazione della classe medica ha ampliato la distanza tra medico e paziente. Una lontananza epistemologica tra la scienza e la conoscenza di chi opera in ambito medico e l'aspettativa e l'ignoranza di chi necessita di cure, il cui divario viene vanamente colmato attraverso la ricerca individuale di più fonti (internet o riviste non specialistiche ed ufficiali) e il reperimento di dati spesso decontestualizzati, che insinuano pericolose attese circa la propria condizione di salute o contribuiscono a minare l'autorevolezza dell'esperto.
Nel già delicato - la malattia coinvolge esistenzialmente l'uomo - e labile - frequente è la perdita di aderenza terapeutica - rapporto che si instaura tra medico e paziente gravano questioni economiche e attinenti politiche sociali spesso umilianti per le già penose condizioni cliniche degli ammalati. L'elevato costo delle degenze ospedaliere può costringere a dimissioni forzate, qualora le ragioni amministrative e manageriali siano cogenti, e il paziente, se solo, non autosufficiente o sprovvisto di una rete amicale e parentale adeguata, deve ricorrere a qualcuno che possa badare a lui.
CONTINUA...