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2010 - Psico-Oncologia a sostegno del Paziente

PSICO-ONCOLOGIA
Una nuova disciplina a sostegno del Paziente

Il concetto di salute definito all’OMS come “… stato di completo benessere fisico, mentale e sociale non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità …” sottende la visione della persona come unità inscindibile mente-corpo. Nell’affrontare la malattia ciò diviene ancora più rilevante e richiede, in ambito sanitario, un approccio globale al paziente. 
La Psico-Pncologia rappresenta un’area clinica interdisciplinare, fondamentale per l’attuazione di un sistema di cura che tiene conto della globalità dei bisogni del malato e richiede l’intervento di figure professionali appositamente formate in questo settore. Si situa come interfaccia tra l’oncologia e la psicologia/psichiatria ed analizza in un’ottica transculturale, tramite il modello bio-psico-sociale due significative dimensioni legate al cancro: l’impatto psicologico e sociale della malattia sul paziente, sulla famiglia e sull’equipe curante il ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura delle neoplasie.
Tutti i pazienti affetti da patologia tumorale provano, o possono provare, un ampio spettro di disturbi fisici e psichici a seconda della fase del percorso di malattia che stanno affrontando e degli effetti avversi dei trattamenti chirurgici o antiblastici. Il paziente e la propria famiglia possono, inoltre soffrire in seguito agli eventuali cambiamenti dei ruoli e/o dell’ambiente familiare, dello strato lavorativo ed economico.
I disturbi psicopatologici (ansia e depressione per la maggior parte) peggiorano ulteriormente la qualità della vita e aumentano il rischio di disagio nella famiglia, riducendo l’aderenza ai trattamenti e peggiorando la relazione medico-paziente.
I pazienti con tumori rari si differenziano da quelli con altre patologie neoplastiche per alcune peculiarità, la prima legata alla diagnosi stessa ossia l’essere affetti da una patologia rara; inoltre spesso sono costretti a trasferirsi dal luogo d’origine per essere seguiti presso centri di riferimento anche molto lontani.
Non meno rilavante il fatto che i sarcomi interessano frequentemente l’età giovane-adulta, soggetti in fase di progettualità per il futuro e comunque attivi dal punto di vista lavorativo. I trattamenti possono determinare alterazioni dello schema corporeo anche irreversibili e spesso i ruoli familiari e sociali mutano per l’impossibilità per un certo periodo di lavorare. Queste problematiche rendono necessaria la presa in carico del paziente e della sua famiglia da parte dello psicologo, che li aiuti e sostenga  lungo il percorso di malattia.
La condizione del ricovero comporta anche un disagio di entità variabile, connessa non solo alla gravità della malattia, ma anche alla separazione del nucleo familiare, alla necessità di adeguarsi a nuovi ritmi istituzionali, allo stato di dipendenza dagli altri, con conseguente perdita della propria autonomia.
Tale disagio si aggiunge alla “risonanza emotiva” che la diagnosi induce, con la conseguente interruzione del ciclo vitale che la malattia comporta, investendo anche la sfera psicologica. In tale contesto l’intervento psico-oncologico è mirato all’adattamento alla malattia, facilitando la relazione terapeutica con l’equipe curante, sostenendo il paziente sul piano emotivo e mirando ad ottenere una buona relazione terapeutica, all’interno della quale condividere le scelte terapeutiche, pur mantenendo ruoli chiari e definiti.
Lo psico-oncologo contribuisce alla realizzazione di un modello di cura che comprenda l’ascolto, maggiore attenzione alle esigenze personali e alla sofferenza emotiva del paziente, rendendolo più partecipe al proprio percorso terapeutico.
Il lavoro con il paziente e i familiari, d’altra parte, oltre ad offrire sostegno, favorisce la comprensione delle esigenze terapeutiche (ed organizzative), con l’obiettivo di migliorare l’aderenza alle cure e mantenere, per quanto possibile un’accettabile qualità di vita.
Gli ambiti intervento in cui si sviluppa il lavoro dello psico-oncologo non si limitano alla clinica, ma riguardano anche la prevenzione dei danni psicologici a distanza per paziente e familiari, il burn-out del personale e la formazione del personale stesso, nonché l’abito della ricerca.
L’esperienza clinica italiana e piemontese evidenzia che un maggior intervento preventivo riduce i casi che necessitano di intervento urgente o si cronicizzano, facendo ricorso a farmaci o richieste di esami inappropriate (in letteratura sono presenti evidenze sulla diminuzione dell’impatto economico della malattia).
A partire da queste evidenze è stato inserito all’interno del Gruppo Italiano Tumori Rari - Gruppo Piemontese Sarcomi (GITR-GPS) la figura dello Psico-Oncologo.
I pazienti che afferiscono al Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) di Torino e vengono poi inviati attraverso il GIC (Gruppo Interdisciplinare Cura) al Presidio Sanitario Gradenigo per trattamenti antiblastici sono seguiti dal punto di vista psicologico dalla stesso psicologo.
Ove necessario, ossia nella situazioni più delicate, i primi colloqui vengono effettuati durante il primo ricovero sia esso effettuato presso il CTO per intervento chirurgico o presso il Gradenigo per la chemioterapia neoadiuvante.
Questa organizzazione lavorativa ha permesso di effettuare prese in carico continuative e di disperdere il meno possibile le richieste di assistenza psicologica, con un positivo riscontro da parte del paziente e dei suoi familiari che percepiscono una presa in carico globale e non hanno vissuti di abbandono nel passaggio tra le varie strutture.