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Va bene così com'è: i primi 40 anni dell'SSN

 
 
LA RICORRENZA
 
 
 
Il Servizio Sanitario Nazionale
ha recentemente compiuto 40 anni:
fu istituito con la legge n. 833
del 23 Dicembre 1978.
 
 
 
 
Di: Luigi Giovannini
 
Un compleanno importante. Una ricorrenza storica a ricordo di un evento che ha cambiato profondamente la vita dei cittadini, migliorando significativamente la qualità di vita di tutti, senza distinzioni ed eccezioni di sorta. Cure mediche e ospedaliere garantite per tutti indistintamente e per tutta vita (dalla culla alla tomba, si usa dire).
Nonostante l’importanza oggettiva della ricorrenza, il rilievo che ha avuto sui mezzi di comunicazione cosiddetti ‘’di massa’’ è stato assolutamente trascurabile a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che le buone notizie purtroppo non fanno notizia, poichè sviluppa più audience il racconto di un qualunque fatto di cronaca nera rispetto alla celebrazione di una ricorrenza che ha segnato, positivamente, la storia della società italiana negli ultimi 40 anni.
In un periodo come quello corrente, nel quale è di grande attualità il dibattito sulle autonomie è importante sottolineare i principi fondamentali su cui poggia la riforma del SSN e l’impatto rilevantissimo che ha avuto sulla vita degli italiani.
Occorre ricordare infatti che prima della riforma in questione l’assistenza sanitaria era garantita dalle ‘’casse mutue’’, che erano competenti per una o più categorie di lavoratori, obbligatoriamente iscritti con i loro famigliari, a cui veniva assicurata l’assistenza sanitaria sulla base dei contributi versati da loro stessi e dai loro datori di lavoro.
Dunque un diritto all’assistenza dipendente dallo stato di lavoratore.
La riforma sanitaria del 1978 ha soppresso le casse mutue e ha rivoluzionato questo approccio, garantendo il diritto all’assistenza a tutti indistintamente, per il solo fatto di essere cittadini italiani.
Oggi potremmo tranquillamente parlare di assistenza medica ‘’ di cittadinanza’’, peraltro in perfetta corrispondenza con i principi della nostra costituzione, che all’articolo 32 riconosce la salute come un diritto fondamentale dell’individuo.
 
Ma al di là delle questioni giuridiche e di principio e con l’obbiettivo di avere una percezione più diretta e concreta dell’importanza di questa riforma, vale la pena confrontare alcuni dati statistici significativi di ltalia e Stati Uniti, che, come è noto, hanno seguito strade diametralmente opposte in materia di assistenza sanitaria (Fonte: Neodemos).
Dunque nel 1978, anno di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, la mortalità infantile nel primo anno di vita in Italia era di 17 morti ogni 1.000 abitanti, mentre negli Stati Uniti era di 14 decessi.
Nel 2018 i valori rilevati negli USA sono di 6 morti ogni 1.000 abitanti contro 3 in Italia. La metà esatta.
La speranza di vita alla nascita era quasi uguale nei due paesi: 73 anni negli USA e 74 anni in Italia. Il dato relativo al 2018 e significativamente diverso; l’età media alla morte in Italia è di 82 anni, mentre negli Stati Uniti si ferma a 79.
È corretto precisare che questo andamento è influenzato anche da differenze negli stili di vita, nell’alimentazione, ecc., ma certamente l’assistenza sanitaria ha avuto e ha il suo peso rilevante.
Nel contempo la spesa sanitaria (può sembrare una sorpresa!) è più alta negli Stati Uniti che in Italia. Infatti sommando i valori di spesa sanitaria pubblica e privata in Italia abbiamo un’incidenza sul Prodotto Interno Lordo del 9%, mentre negli USA è del 18% (i dati si riferiscono al 2017).
Tradotto in costi di assistenza pro-capite ciò significa 2.400 €. in Italia (1.000 €. di spesa pubblica e 600 €. privata) e 9.400 €. in USA (4.400 €. pubblica e 5.000 €. privata).
Tra l’altro una delle conseguenze di queste differenze di costo sono i differenti livelli di salute/benessere in rapporto al livello di reddito, alla classe sociale di appartenenza, alla regione di residenza o alla etnia.
E per restare nell’ambito del rapporto ‘’costi/benefici’’ (peraltro anch’esso di grande attualità), viene spontaneo domandarsi quali miglioramenti potremmo ancora conseguire in Italia eliminando le sacche di inefficienza e disservizio presenti, le differenze nei costi e nel livello di servizio tra le diverse regioni, strutture ospedaliere, ecc.
Tuttavia in buona sostanza e sintesi si può affermare che il SSN ha dimostrato nel suo complesso di aver retto bene nel corso dei suoi primi quarant’anni l’evolversi della società italiana, dimostrando nel contesto europeo di essere tra i sistemi più avanzati.
Certo le sfide per il futuro non mancano: invecchiamento progressivo della popolazione, riduzione delle nascite con conseguente impatto sul contributo all’assistenza degli anziani da una parte, progresso tecnologico in campo medico-chirurgico, costo dei farmaci di nuova generazione dall’altra, per citare gli aspetti più macroscopici.
Sapremo farvi fronte?
La lungimiranza dei legislatori di quarant’anni fa e l’esperienza positiva del nostro Servizio Sanitario lungo i decenni trascorsi sono una buona base di partenza.
 

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