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"Le Parole che Curano" - La Fiducia


Logo Parole che Curano 5Padre e Figlio
 
 
 
LA RUBRICA
 
 
FIDARSI È BENE?
 
Il bimbo
dall'abbraccio materno
all'appoggio paterno.
 
E oltre...
 

A cura di: Davide Deangelis

Una vecchia storiella hyddish, tipicamente cinica e corrosiva, racconta di un padre che sta giocando con il figlio, in piedi su un muretto: il divertimento del bambino consiste nel gettarsi nelle braccia del genitore. Improvvisamente, mentre il piccolo salta verso di lui, il padre si scansa. << Perché ti sei spostato e non mi ha preso?>> domanda sbigottito. << Per insegnarti che non devi fidarti di nessuno, nemmeno di tuo padre!>> fu la risposta. In queste poche battute, che farebbero inorridire pedagogisti, educatori e psicologi dell’età evolutiva, sono condensati molti elementi circa il tema della fiducia nell’altro che vorremmo provare ad approfondire.
 
Innanzitutto è bene premettere che il tocco dei due genitori è diverso, così come è differente il modo con cui i figli vengono portati. In uno splendido libroIl Gesto di Ettore dello psichiatra di scuola junghiana Luigi Zoja ,“Il gesto di Ettore”, vengono proprio analizzate le modalità di accudimento e trasporto dei figli per spiegare differenze di genere e costituzione dei fondamenti della personalità. L’abbraccio materno è contenitivo, consolatorio, avvolgente e centripeto, cioè rivolto al cuore, al seno, simbolicamente la vita ed il nutrimento. Un padre, invece, complici spesso una più tardiva partecipazione e coinvolgimento genitoriale, sostiene il figlio sulle spalle, metaforicamente per fornirgli un basamento per ergere il suo futuro e un appoggio che gli consenta di relazionarsi visivamente con l’ambiente circostante; ma non solo, spesso lo solleva con entrambe le braccia al cielo in segno di trionfo o lo “lancia” in alto per poi riabbracciarlo, instaurando nell’inconscio del bimbo la certezza del sostegno paterno, incondizionato, solido e costante. 
 
La fiducia dunque si costruisce fin dalla nascita, sperimentando gli effetti della cura e dell’accudimento parentale, che, come hanno avuto modo di argomentare ed esplicare Bolwby e Winnicott, rappresentano i determinanti di un corretto attaccamento all’altro. Il sentimento di fiducia, infatti, è essenzialmente un’apertura verso l’esterno. Certo, si parla spesso di fiducia in se stessi, ma si tratta di un alternativa di seconda scelta, un ripiego, oltre che un ripiegamento in se stessi. Di chi non può permettersi di fidarsi di nessun altro, all’infuori di sé. Di chi ritiene, come nella storiella iniziale, che il messaggio hobbesiano dell’homo homini lupus giustifichi un disincantato, ma sicuro individualismo, che confida più nell’assenza dell’altro, piuttosto che in un’ingenua attesa di un inesistente Godot. 
 
Papa e bimboMa è proprio così? In primo luogo, sebbene si faccia un largo uso della parola sfiducia, in relazione alla attuale situazione economico-politica nazionale ed internazionale, nonché si alimenti una diffidenza xenofoba come unica soluzione verso una eterogenea congerie di problemi, nutrire e conservare la fiducia verso l’altro e le istituzioni (anche se oggigiorno deludenti) è segno non di incoscienza, bensì di senso civico, di desiderio di appartenenza, di condivisione, di difesa del bene comune, o, con le parole di Bauman, di impegno verso la comunità. 

Ma è proprio così? In primo luogo, sebbene si faccia un largo uso della parola sfiducia, in relazione alla attuale situazione economico-politica nazionale ed internazionale, nonché si alimenti una diffidenza xenofoba come unica soluzione verso una eterogenea congerie di problemi, nutrire e conservare la fiducia verso l’altro e le istituzioni (anche se oggigiorno deludenti) è segno non di incoscienza, bensì di senso civico, di desiderio di appartenenza, di condivisione, di difesa del bene comune, o, con le parole di Bauman, di impegno verso la comunità. Fiducia è fondamentalmente voglia di relazione, seria, sicura, attendibile, affidabile. Il termine stesso affonda le sue origini dell’impianto giuridico e sociale di Atene e Roma. In latino infatti, oltre al lemma fiducia esisteva un suo sinonimo che possedeva un’estensione semantica maggiore: fides. Vocabolo che condivideva la stessa grafia, al nominativo, della parola corrispondente all’italiano corda. Se consideriamo che essa era usata per la costruzione degli strumenti, Stretta di Manopotremmo indugiare in immagini ed associazioni di pensiero molto profonde: la fede rappresenterebbe un saldo legame con l’altro (l’Altro?) capace di far risuonare il nostro animo (anima?) toccando le corde più recondite del nostro cuore. Ma il termine fides ha una densità di significato difficilmente esauribile nella traduzione italiana, perché esso vuol dire anche credenza, coscienziosità, sicurezza, verità, impegno, promessa. Concetti espressi anche dall’equivalente vocabolo greco πίστις, se possibile, ancora più polisemico, perché indicava addirittura onestà e prova. qualunque negozio giuridico pubblico o privato tra cittadini romani. 

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