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L’analisi di Alessandro Comandone

 
 
 
L’oncologia cambia volto
 
Il Congresso Asco 2016 di Chicago
traccia le linee del futuro
 
Dove stiamo andando?
Ve lo spieghiamo
 
Nasce una rivoluzione nell’oncologia
Dal singolo medico al team di lavoro
Cambiano le prospettive di cura

 

Una delle tematiche centrali trattate durante il congresso ASCO (American Society of Clinical Oncology) a Chicago nello scorso Giugno è stata il mutamento dei trattamenti in oncologia da un contesto monodisciplinare o medico centrico a un più moderno contesto pluridisciplinare realizzatosi nell’ultimo decennio. L’Oncologia è divenuta nel corso degli anni via via più complessa. Una vera esplosione di conoscenze di biologia di base, di richiesta di cure e di desiderio dei pazienti di partecipare alle decisioni hanno determinato un cambio profondo nella pratica clinica quotidiana di questa disciplina. Quello che fino a 10 anni fa poteva essere un modello di pratica clinica soddisfacente, rappresentato dal Medico Oncologo con profonde conoscenze che sapeva offrire delle risposte a tutti i Malati, è diventato oggi un modello non più sufficiente. L’ASCO ci ha dimostrato che ogni anno che passa la pratica clinica diventa più complessa e che il modello unico medico-paziente tende a esaurirsi a favore di una attività a piccoli gruppi o, meglio, a gruppi pluridisciplinari coinvolgenti più ospedali nella stessa città o addirittura in città o nazioni differenti.

Certamente i progressi delle comunicazioni per via Internet hanno facilitato questi interscambi, ma hanno reso più complesso e articolato il rapporto di cura medico-paziente.
 
Ad oggi non sappiamo se con i progressi della tecnologia tale ritmo di cambiamento accelererà ulteriormente favorendo la velocità della risposta alla decisione meditata del dialogo diretto come si realizza in una visita clinica.
 
È certo che le strategie di diagnosi e cura in oncologia devono coinvolgere sempre di più figure mediche e infermieristiche differenti a causa della complessità dei trattamenti, delle innovazioni e purtroppo della ridotta disponibilità di risorse finanziarie che rendono l’appropriatezza terapeutica uno dei temi fondamentali per il futuro. Tra le cause che hanno determinato questo cambiamento radicale nella prospettiva di cura della malattia oncologica vanno annoverate l’aumento di popolazione affetta da patologie tumorali, a cui fa da contrappeso fortunatamente l’aumento del numero di persone guarite o con malattia sotto controllo, la complessità crescente delle cure, le maggiori esigenze della società civile nella richiesta di trattamenti sempre più nuovi e possibilmente risolutivi.
 
Anche nei ricchi e avanzati Stati Uniti si sta purtroppo verificando un processo inverso tra l’aumento di richiesta di cura e il numero sempre minore di medici che vogliono dedicarsi all’oncologia a tempo pieno. L’ASCO a tale riguardo fornisce dei dati allarmanti: in una recente indagine condotta negli Usa 21.700 oncologi venivano ritenuti un numero estremamente esiguo e sproporzionato rispetto alle esigenze della popolazione affetta da tumore in quella Nazione (circa 5 milioni di persone).
 

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